1. Dall'altra parte della strada


    Data: 05/05/2018, Categorie: Etero Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti

    ... ancora se guardarli mi eccita. Gli rispondo ancora di sì. Anche lui si eccita. I suoi affondi si fanno più insistiti e, forse, il suo cazzo sta riacquistando vigore. E’ difficile dirlo, sono così aperta e bagnata di qualsiasi cosa che in questo momento è davvero difficile dirlo.
    
    Oh sì, ora Luca sì.
    
    E’ tornato, lo sento. Mi stacco dalla finestra e mi metto quasi a novanta anche io, con le mani che cercano sul vetro appigli che non ci sono. Luca invece l’appiglio lo trova sulle mie spalle e comincia a spingere sempre più forte. Lo sento, lo sento ad ogni botta un po’ di più, mi strappa guaiti di piacere. Siamo due animali, due animali parlanti che si scambiano sconcezze.
    
    - E questo ti eccita? – domanda.
    
    - Tanto, tanto, dammelo tutto… prendimi forte… così!
    
    - Ti piace farti vedere mentre ti scopo, eh?
    
    - Mi sento tanto troia – miagolo – dimmelo che sono una troia…
    
    - Sei la mia puttanella…
    
    - Sono la tua puttanella… fottimi, spaccami, fammi male…
    
    Desidero realmente provare il dolore, desidero realmente che mi spacchi e non si fermi nemmeno se lo supplico. Mi ci sento davvero tanto troia. E sono certa che anche la donna dall’altra parte della strada ci si sente. Anche lei, come me, sbattuta avanti e indietro dalle spinte del suo maschio. Anche lei, come me, vuole sentire quando fa persino male. ...
    ... Anche lei, come me, a bocca aperta e con gli artigli di fuori. Anche lei cerca i miei occhi come io cerco i suoi. Ne sono sicura. E pure se è impossibile vederceli, li vediamo. Li vedo. Come uno specchio. E’ il mio specchio. E questa parete di vetro è la mia finestra sul futuro, la mia macchina del tempo. La ragazza e la donna. Domine e puttane dei loro uomini. Due corpi che chiedono piacere e offrono piacere, accordano giurisdizione, concedono possesso. Per amore, per foia, per natura. Perché è così. Lo siamo state, lo siamo, lo saremo.
    
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    Mi piacerebbe raccontarvi che, almeno nella mia immaginazione, io e lei godiamo insieme. Ma non è così. Su questo letto dove mi sono adagiata, su questo accappatoio ormai freddo sopra il quale sgambetto, mi contorco e mi faccio con due dita, non è così. L’ultimo sovrumano sforzo: allargare di scatto le braccia per non precipitare nell’orgasmo. Strizzo gli occhi e li riapro, nella ventilazione forzata dei polmoni tutto lentamente e a fatica scompare. La donna, l’uomo, l’albergo, la neve che cade lenta. Resto così, con il fiatone, le gambe spalancate e un pensiero piantato in testa che non ha trovato soddisfazione. E’ come camminare su un crinale tagliente. Cerco il telefono a tentoni, mi scatto una foto allo specchio a dir poco oscena. Niente parole, nessun messaggio. Invio. 
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