1. 004 gli anni del castigo - [ hungarian rhapsody ]


    Data: 01/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... silenzio il tempo che speravo breve per la sua venuta a aborra. Ne anticipavo l'orgasmo mettendo in campo tutto il mio armamentario. Palpeggiai di punta con la lingua la sua uretra, addentai con garbo il frenulo, percossi le creste del glande. Il risultato fu un’erezione granitica ma lo sperma si attardava. Gli praticai allora il massaggio testicolare palpandogli le gonadi con le dita e capitolai la mia imminente resa infilando la lingua tra le palle e la seduta umida della sedia. Gli leccai il perineo e le contrazioni dell’ano furono tali da ripagarmi con effusioni impure.
    
    Eccitai il verme. Mi sovrastava gaudente reggendosi ai braccioli con scossoni di un bacino fremente. Mi feci coraggio, infilai il dito nella sacca oleosa del suo deretano e ignorai nell’apnea ogni riscontro. Poi con la mano compresse mia testa sul suo genitale da invitarmi alla sbocchinata. Mi parve di soffocare ma assecondai i propositi del togato. Eseguii a suo carico un sonoro risucchio. Ricordo che sbavavo. La mia stessa saliva mi difendeva da quella carne. Lui mi guardava, fissandomi lungamente e reclinava poi il capo ora a destra e ora a sinistra. Il suo labbro inferiore proteso in avanti risucchiava l'aria fra i denti, e ad ogni affondo lui ripeteva "dio che puttana".
    
    Presi la corsa finale di bocca, impegnando ogni singolo muscolo o tendine o ...
    ... ancora nervo del collo, fino a che la minchia di quel verme non sospinse in superficie gli acri liquami della sua lussuria. Il getto del prelato fu una penosa sgorgata senile senza schizzo. Mi risparmiò l’ingoio. E così al suo piccolo capriolo, così impaziente di tornare ai boschi natii, fu data pace.
    
    Mi sfilai lentamente dai drappi della toga. Emisi un lamento nell’ultimo conato.
    
    Vidi il togato sciattamente disteso sulla sedia, abbandonato nel rantolio di un respiro via via più flebile.
    
    Tossii, e mi guardavo intorno alla ricerca di un luogo ove sputare i viscidi liquami. Ma restai immobile, udendo il rantolio del vecchio. Poi emise un lungo respiro. A fatica si appoggiò alla spalliera e si accomodò meglio.
    
    Poi si guardò il membro floscio e mi disse "prendimi l'acqua, devi pulirmi".
    
    Lo feci.
    
    Mi alzai, mi accostai ad una sorta di acquasantiera ornata di putti cornuti dal fallo eccitato. Presi l’asciugamani, lo intinsi nell’acqua tiepida e mi voltai all’uomo. Mi inginocchiai, deposi il panno sul pisello smunto del vecchio. Mi chiese di baciarlo.
    
    Con quel bacio e con gli atti che precedettero quel gesto, io ipotecai ogni mia speranza. Un salvacondotto per un ritorno a casa.
    
    Un patto tra uomini.
    
    Ma gli uomini son lupi.
    
    Ed io non lo sapevo ancora.
    
    HUNGARIAN RHAPSODY
    
    Autobiografia di un libertino. 
«12...4567»