004 gli anni del castigo - [ hungarian rhapsody ]
Data: 01/10/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... trifore con pinnacoli e guglie svettanti insieme ai cipressi tutt'intorno.
Tirai su i miei calzini bianchi sotto i calzoni e respirai profondamente per compiere il grande scalone di pietra sotto il cui portale di ingresso attendevano dei prelati. Entrambi tastarono il pacco al solo vedermi. Percorsi i primi cento metri di un immenso corridoio interminabile, quando uno dei due prelati fece segno all’altro di far da piantone, e fui immesso in un ripostiglio delle scope ove fui svestito a strattoni.
Anche se avevo una certa consuetudine nelle cose del sesso, non trovai affatto eccitante quella circostanza per me nuova. Un estraneo mi svestiva incurante delle fatiche del viaggio. Fui sospinto verso il muro e dovetti prestarmi ad una leccata di culo che il prelato famelico si apprestò a praticarmi con avidità sorprendente.
Posai la mano sul muro, e sul dorso di essa posai l’altra. Accostai la fronte e tenni chiusi gli occhi e gli sfinteri, sì che del viaggio temessi il soffio dell’aria, ma egli ebbro in volto fu avido della fessura e mi costrinse con le mani a cedere le mia natiche aulenti alla lingua bramosa.
Ansimai nel terrore d’esser violato perché mai avrei creduto di altri la fessura che promisi al padre. Ma il prelato mi risucchiò le polpe e penetrò di lingua i miei recessi oscuri. L’umido lo inebriava.
Poi mi voltò, e calatomi del tutto l’elastico si apprestò a risucchiarmi i testicoli. Succhiò come un satiro la mia cappella ed io sgorgai inerte le ...
... anteprime del mio sperma. Fui succhiato e leccato dall’uomo in abito talare eppur mi parve di piangere. Egli scorse nel volto mio un antico dolore, e rispose ai miei tormenti sollevando i suoi ginocchi. Mi accarezzò il viso. Lo vidi in volto. Era un uomo di buona specie, dagli occhi buoni e bramosi, dalle labbra dal disegno nobile e lucente sotto la barba dai riflessi rosseggianti. La sua bocca sapeva di fresco. Cercò le mie labbra e fu lì, in quel preciso momento, che irruppe il mio pianto.
Mi rivestì con grazia. Mi ricompose i capelli. Dal taschino sfilò un fazzoletto di seta e dipinse i miei occhi asciugando così le lacrime.
Poi uscimmo, disse qualcosa al fratello, ed insieme mi accompagnarono nello studio del direttore.
Il corridoio era solenne. Cattedratico. Ai lati ogni effige di santo accompagnava il mio cammino verso la grande porta dalle borchie d’oro e che stava infondo a quel cammino celeste.
Il direttore mi accolse. Alle spalle della grossa figura troneggiava un grande quadro ad olio, con ritratto sullo sfondo una crocifissione di massa fuori le mura di una città di pietra, ed una madonna in primo piano, vestita di stracci lisi e consunti, e con in mano un piatto di insalata e gamberetti. Mostrava un viso soave, gaio, strizzando un bizzarro occhiolino. Bah.
Il direttore parve un uomo affabile e mi pregò di accomodarmi al di là della sua scrivania perché fossi istruito a riguardo delle regole dell'istituto e di come sarebbe stato scandito il mio soggiorno in ...