1. Un uomo che ti cambia la vita - capitolo 2


    Data: 13/06/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Fedex2019, Fonte: Annunci69

    ... Quando è arrivato stentavo a crederci….sei tornato! Ti amo, con ogni probabilità per l’eternità! Vediamoci subito, ti prego!”.
    
    Iniziò così la fase più matura del nostro rapporto, quella dove la spontaneità poteva liberamente correre senza ostacoli, quella dove insieme raggiungevamo in alcuni momenti un trasognato stato di grazia che ci portava, in quei momenti, a dimenticarci del mondo, quella dove i sentimenti, il sesso, l’amicizia, l’intesa intellettuale, si fondevano in una mirabile armonia.
    
    Avevamo ripreso a vederci in quattro, ma con meno assiduità e con un più definito equilibrio dei ruoli di ciascuno di noi.
    
    Un giorno invitammo Jacopo e la moglie a cena da noi, per festeggiare la pubblicazione di un libro di mia moglie su Hobbes. Erano in notevole ritardo ma erano giornate di intenso traffico, inoltre abitando in zona ZTL, il parcheggio spesso rappresentava un’impresa lunga e faticosa
    
    Ero nel mio studio e stavo chiamando Jacopo per chiedergli dove si trovavano, quando entrò mia moglie: il volto terreo, lo sguardo sconvolto.
    
    “Jacopo ha avuto un incidente in bicicletta”
    
    “Si è fatto male?”
    
    Riuscii appena a sentire la risposta tra i singhiozzi scomposti di mia moglie: “E’ morto…….”
    
    E così calò definitivamente il sipario sulla più incredibile storia di amore della mia vita.
    
    Un sipario plumbeo, fitto, impenetrabile. Piuttosto un muro invalicabile che stabiliva un prima e un dopo, un qui e un di là.
    
    Non riuscii a piangere, non subito almeno. Non ...
    ... potevo farlo perché una coltre compatta coprì per qualche tempo le mie emozioni e i miei sensi.
    
    Non che avessi perso la vista, l’udito, il gusto o l’olfatto ma è come se i suoni, gli odori, i sapori le cose avessero assunto contorni sfocati. Come se la realtà, tutta la realtà che mi circondava, fosse avvolta da una foschia che mi impediva di coglierla nei netti profili di prima.
    
    Non riuscivo a fare un respiro pieno, come vivessi a metà e mi occorresse la metà dell’ossigeno per vivere. Come se non potessi cogliere tutta l’aria necessaria per vivere perché la mia vita era dimezzata.
    
    Jacopo è stata una luminosissima meteora, di quelle che solcano i cieli la notte e lasciano incantati anche se per pochi istanti. Quelle che ti affascinano con il loro bagliore nella notte e ti fanno sognare ad occhi aperti, che per un attimo sono in grado di anticiparti l’universo, l’infinito.
    
    La sua morte lasciò un segno che in realtà era una voragine, talmente profonda, talmente abissale da non poterci guardare dentro. Un precipizio che dava una vertigine così violenta da farti cadere dentro.
    
    Così fui condannato a vivere, con i fantasmi della mia memoria come compagni di viaggio, sempre attento a camminare sul ciglio del precipizio, sempre attento a non precipitare nel vuoto di un dolore che non troverà mai una tregua definitiva.
    
    Dopo la morte di Jacopo ci vollero settimane perché ricominciassi a respirare regolarmente quando un giorno, all’università, mi telefonò mia moglie per ...
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