1. La Caduta. Oltre il Confine (3)


    Data: 05/03/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... corressi io, -E no, non lo sapevi… Ma c’è una ragione.-. Lei si sedette accanto a me. Così vicina che potevo sentirne l’odore. Sapevo di doverle spiegare. -Perché la nascondi?-, chiese. Io sospirai. Sì: dovevo spiegarle. Lo dovevo a lei e a tutto il dolore che quell’arma aveva, e forse avrebbe, causato. -Perché quest’arma è stata il motivo di tanto dolore, e temo lo sarà di nuovo.-, dissi. -Allora buttala via!-, esclamò lei con semplicità e ingenuità quasi toccanti. Io le sorrisi. -Vorrei. Vorrei ma non posso. Ho fatto una promessa al mio Maestro.-, dissi tristemente. -Di tenere il coltello?-, chiese lei. Io annuii. -Il tuo Maestro è morto?-, chiese Fatma. Io annuii di nuovo. -Allora non temere: ai morti non importa cosa facciamo delle promesse fatte a loro. Sono oltre.-, disse lei con un sorriso. -Sì, ma io sono ancora qui. Ho promesso. Non posso infrangere la promessa…-, dissi. -Perché? Perché è così importante?-, chiese la giovane. Nei suoi occhi e nel suo tono non c’era rabbia, o tristezza, solo volontà di comprendere, di condividere. Di rendere meno grave il mio fardello. Io ponderai le parole. -Perché questa lama fu presente alla fondazione di Roma. E fu impugnata da una donna, una guerriera la cui fama eclissò quella di molti uomini valorosi.-, dissi. -E allora?-, chiese Fatma. Non capiva. D’altronde non era facile. -Allora chi ottiene questa lama può concretamente dirsi candidato al Trono di Roma.-, dissi. Lei si accigliò. Io sospirai. -Chi ha la lama, controlla ...
    ... Roma.-, dissi, semplificando la cosa. Lei annuì. -Tu ce l’hai. Perché non sei re di Roma?-, chiese. -Perché a Roma c’è già un re. Che vuole la lama. E altri. Che la vogliono per diventare re.-, spiegai con un sorriso mesto, -E sono stati loro a… distruggere Fez. Per questa.-. Le diedi il Coltello. Fatma lo prese, guardandolo, girandolo. -Non capisco.-, disse, -Non capisco perché.-. -Neanche io.-, mentii io, -Neanche io.-. Ripresi il coltello e lo nascosi tra le nostre bisacce. Era tardi. Ed ero stanco. Il tizio nerboruto di prima ci portò della zuppa. Fatma pagò con poche monete. Mangiammo. -Ma se è così importante, allora perché non lo comprano? Ti pagano e tu lo dai, no?-, chiese Fatma. Io sospirai. La zuppa era una brodaglia orribile in cui galleggiano erbe e verdure e filamenti neri che forse erano i capelli dell’oste. -No. Non funziona così. Loro non pagheranno. Se lo prenderanno, capisci?-, chiesi. -No… Non capisco. Perché tutta questa morte?-, chiese lei, i pugni serrati e gli occhi lucidi di lacrime prossime a tracimare. -Perché…-, mi fermai. Non avevo una risposta, non sapevo cosa dire, non avevo idea di come concludere quella frase. E lei mi guardò, speranzosa, in attesa di una parola che desse un senso alla follia degli uomini. Ma non ce ne potevano essere. Per quanto fossi ferrato in retorica, filosofia e dialettica, non potevo, semplicemente non potevo spiegarle a parole qualcosa di così totale. L’uomo è folle. Uccide, stupra, ruba e massacra perché semplicemente è ...
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