1. La Caduta. Oltre il Confine (3)


    Data: 05/03/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    Fu allo schiarire che precede l’alba che lo vedemmo, spinti dalla tentazione non detta di voltarci a vedere. Fumo. Colonne di fumo. Presagio della fine di Fez. Sentì Fatma piangere al mio fianco dolorosamente conscia del fato della città che l’aveva vista crescere. Mi affondò la testa nella spalla quando la abbracciai, io invece sentii le lacrime pungere e mute cadermi lungo le gote. Non era morta solo una città, ma un’era. Dov’era finito l’onore di Roma, di Licanes? Dov’erano i codici di guerra che garantivano salvaguardia a donne e bambini? Dove le regole sacrosante secondo le quali nessuna città nemica sarebbe stata distrutta in tal guisa, se non per vedere una più gloriosa ricostruzione alla luce delle nostre usanze? Dov’era finita la purezza dei nostri intenti? Il sacro patto fatto da Janus alla fondazione di Roma, la promessa di un futuro migliore per il mondo? Morto, sepolto, imputridito e abbandonato. Tant’era. Se c’era stata speranza, anche solo in parte, per l’Impero di Roma, ora era certamente finita. Quale futuro per le sue genti? Quale futuro per me? E quale per la reliquia che portavo meco? Mai, mai come in quel momento, mentre stringevo Fatma in lacrime e il mezzo continuava la sua marcia lungo il deserto, mai mi sentii tanto perduto.
    
    Più tardi, Fatma si addormentò. Il suo fu un sonno agitato, turbato. Io rimasi sveglio. Il nostro mezzo, guidato da Mahmud avanzava lungo il deserto, per nulla disturbato dai predoni che avevano tanto funestato il mio primo ...
    ... viaggio. Chiaro che chiunque avesse anche solo avuto notizia del sacco di Fez, avrebbe senz’altro iniziato a considerare di lasciare la zona, alla svelta. Probabilmente c’era chi stava pensando che Roma, dopo tanto disinteresse si fosse decisa ad espandersi in quelle terre. In realtà, io sapevo sin troppo bene quanto tale timore fosse infondato, già da prima del mio abbandono dell’Impero, molti avevano sconsigliato una simile mossa e Septimo, ben prima della Guerra Civile, ne seguì i consigli. Il territorio attorno a Fez non aveva letteralmente nulla per cui valesse la pena combattere e non c’era nessun motivo per cui Roma avrebbe dovuto inviarvi truppe. Eccetto che ora un motivo c’era. Il motivo era appeso alla mia cintola, indistinguibile da un qualsiasi altro coltello, eppure completamente diverso e dal potere terribile. La Reliquia della Fondatrice, il Coltello di Layla. Per questo le truppe di Roma si erano mosse, ma il saccheggio? A tanto era giunta la loro frustrazione per non aver trovato la suddetta reliquia? O era invece stata la paura che l’oggetto fosse fuori dalla loro portata, ormai venduto, o peggio fuso, o distrutto a scatenare il lato più selvaggio delle truppe di Roma? Perché tanta efferatezza e tanta brutalità quando le leggi di Roma, leggi scritte dal nostro Fondatore!, avrebbero vietato simili atti? A che sarebbe servito per loro ritrovare la reliquia se, dopo tali atti, il loro onore sarebbe stato minore di quello dei barbari? Lentamente, innalzai una ...
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