1. La Caduta. Oltre il Confine (3)


    Data: 05/03/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... Io sorrisi. Grazie a lei avevamo evitato un problema non da poco. -Grazie.-, sussurrai. Lei si chinò e mi baciò. Desiderai non finisse mai. Chiusi gli occhi, sprofondato in un universo solo nostro. Fu stupendo. Essere tra le sue braccia e stringerla tra le mie risvegliò in me un desiderio mai sopito di un’unione più profonda. Il nostro bacio fu lungo un’eternità e comunque troppo breve, interrotto da Mahmud. -Guarda!-, esclamò Fatma. Puntava col dito una colonna di figure in lontananza. Uomini e bestie. Una carovana, capii. Fuggitivi di Fez? Forse. -Sono diretti a Djama. Laggiù parleranno di quello che i Romanei hanno fatto alla nostra terra.-, sussurrò Fatma. Io annuì. Era terribile. Roma aveva rovinato le vite di moltissima gente. Per cosa? Un pugnale? Un mero pezzo di metallo? Mahmud borbottò qualcosa. -I Romanei non si aspettano che i popoli di questa zona si uniscano. Avranno una brutta sorpresa.-, disse Fatma, traducendo quel che Mahmud stava dicendo. -Già.-, dissi io. Mi rivolsi a lei. -Insegnami la tua lingua. Io ti aiuterò a capire la mia.-, dissi. Lei sorrise. Iniziò a spiegarmi. Mischiò le nostre lingue come le nostre bocche si erano incontrate, con naturalezza e senza timore. Lentamente, iniziai a capire. La lingua dei Popoli del Libro era aspra, arida e dura come la terra da cui essi provenivano, ma era una lingua elegante, fiera a suo modo. Un idioma particolare. Imparai in poco tempo alcune delle parole basilari, poi spiegai a Fatma alcune espressioni in lingua ...
    ... romanea. La giovane sorrise, ripetendole deliziata. Mangiammo e bevemmo e anche Mahmud si rifocillò. -Presto arriviamo a Naukchott.-, disse Mahmud in un’appena accettabile esibizione di padronanza della lingua romanea. Io annuii. Improvvisamente mi sorse un dubbio. -Perché non ci ha consegnati agli Shufta, o ai Romanei?-, chiesi a Fatma. -Ha onore. Per quelli come lui la parola è sacra. Gli Shufta sono inaffidabili.-, disse, -Giurano di esserti amici e poi ti accoltellano alla schiena. Lui non è così. Ferius lo sapeva.-. Annuii. Era una garanzia a dir poco fragile ma mi sarebbe dovuta bastare. Improvvisamente, Fatma pianse piano, lentamente. L’abbracciai di nuovo. La fine di Fez non sarebbe svanita ma, come ferita inferta di lama, avrebbe bruciato e sanguinato ancora, per lei come per molti altri. D’improvviso, fu verso sera che Mahmud ci fermò. -Sta giù!-, esclamò Fatma. Mi rannicchiai in una posizione fetale, coperto da strati di tessuto impregnati del sudore perso durante la giornata. Li vidi di sfuggita. Due uomini. Non erano shufta, le loro vesti sebbene desertiche erano chiaramente inadatte a celare le loricae plumae, le armature leggere degli ausiliari dell’Impero. Erano giunti sino a lì. -Saluti, viandante.-, disse uno in lingua romanea mentre l’altro traduceva, -Ti chiediamo di lasciarci perquisire i tuoi passeggeri. L’Imperatrix lo richiede.-. L’Imperatrix? Aristarda Nera? Era lei che aveva annichilito Fez? Non volevo crederlo, ma se così fosse stato, sarebbe stata ...
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