La Caduta. Oltre il Confine (3)
Data: 05/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... solo la conferma dell’evidente ipocrisia dei pretendenti al trono. Sentii Mahmud parlare, spiegare. Pregai, supplicai che la recita funzionasse di nuovo. Ma pareva che persino gli dei più benevoli e le migliori fortune voltassero lo sguardo altrove, a tratti. I due non parvero convinti. Mahmud scese dal mezzo. Lento e sorridente, mani alzate sopra il capo. Fatma fece per muoversi, indecisa ma determinata. E io, io provai una sensazione che sentii altre volte. Vergogna, colpa. Fez era caduta a causa mia… E ora altre due persone stavano passando guai per colpa mia… Una catena a cui ero legato? Ma quelle domande lasciarono il posto all’azione: Mahmud sguainò da dietro la schiena un pugnale lungo e curvo e lo calò verticalmente. Il capo coperto di uno dei due soldati incassò, la lama che s’incastrò in esso tra schizzi di sangue. L’altro non stette fermo ed estrasse la propria arma, un coltello corto. Si lanciò su Mahmud, il quale accolse lo slancio del suo nemico. Caddero a terra tra grugniti e colpi corti. Fatma scese dal mezzo e anche io. Brandii il Coltello della Fondatrice ma notai improvvisamente che il mio intervento non sarebbe servito: Mahmud si rialzò, il coltello sporco di sangue stretto in mano. Il suo nemico giaceva a terra, una macchia cremisi larga sul petto trafitto. Poi, anche il nostro compagno parve incespicare. Fatma fece per aiutarlo e notò quel che anche io vidi. C’era una ferita, decisamente molto grave. All’altezza del torace, profonda. La bocca di Mahmud ...
... era contorta in una smorfia di sofferenza e c’erano bollicine cremisi lungo gli angoli delle labbra. Si accasciò. -Resisti…-, sussurrai avvicinandomi. Fatma premette sulla ferita. -È finita. Vado verso i miei padri…-, sussurrò l’uomo, morente, -Andate…-. Spirò così, quasi in pace. Non c’era tempo per seppellirlo: prendemmo con noi quanto potemmo e riprendemmo a marciare verso Nuakchott che raggiungemmo poche ore dopo, mentre la notte scendeva su di noi. La città era animata, a dispetto dell’ora. Il mercato continuava la sua attività e le vie erano trafficate. Istintivamente sentii una fitta d’ansia. Nuakchott non aveva guardie e la gente pareva malevola, lo vidi quando molti rivolsero a Fatma sguardi tutt’altro che cortesi e gesti apertamente lubrici. C’erano ubriachi per le vie e altri alterati da sostanze che ora non desidero descrivere. In ogni caso, la gente di dubbia moralità era molta e non si vedevano guardie se non quelle destinate alla protezione di alcuni punti o personalità che Fatma mi descrisse come “gente che conta”. Il resto dei “cittadini” doveva badare a sé stesso. E in quel microcosmo di violenza ci addentrammo, la nostra sola sicurezza era l’attenzione, la modestia la sola difesa e la speranza di trovare una nave che ci conducesse su isole lontane dove ricominciare il solo obiettivo.
Nel mentre, nel deserto meridionale, carovane di viandanti e scampati al sacco di Fez si riunirono. L’oltraggio subito dai popoli del deserto fu tanto e tale da incendiare ...