1. La Caduta. Oltre il Confine (3)


    Data: 05/03/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... gli animi dei timorosi e tacitare le voci di prudenza. L’armata che si riunì era raffazzonata ma composta da svariate etnie che un tempo erano state ostili o indifferenti le une alle altre. C’erano gli Hezeri, i Dari, i Memeluk, persino le tribù che non veneravano il dio dei figli del deserto presenziarono, decisi a opporsi all’arroganza di Roma. Così fu che l’armata, invero enorme, pianificò l’attacco, che si abbatté sulla provincia di Carthaena e sulle Isole Tripolitanee come una valanga di devastazione e furia.
    
    Il nostro errare per Nuakchott fu semplicemente un giro in un diverso universo. Più volte fummo squadrati da occhi bramosi, ostili o curiosi e più volte temetti per la mia incolumità e quella di Fatma. Trovammo alloggio in una locanda rumoreggiante di voci e imprecazioni e numerosi furono gli sguardi lubrici che gli uomini dedicarono a Fatma, ma per intercessione di un colosso d’ebano il cui nome mi era ignoto, quegli sguardi si placarono alla svelta. L’uomo mi fece un sorriso, che probabilmente posso definire amichevole. Pagammo la camera. Fatma aveva ancora con sé diversi soldi. Abbastanza per una nave? Abbastanza per far perdere le nostre tracce? E poi? Me lo chiesi. Onestamente. Per la centesima volta. In realtà non avevo una risposta. Solo vaghe idee che di fatto non aiutavano. L’idea di gettare il Coltello della Fondatrice in mare non era tra queste: Socrax me l’aveva affidato, e l’avrei protetto, con la mia vita, anche se di fatto questo avrebbe ...
    ... significato continuare a soffrire e fuggire. Perché sapevo che i pretendenti al trono non avrebbero mai, mai e poi mai, ceduto quell’arma. A nessuno. Forse era una decisione sbagliata, ma la fiducia attribuitami dal mio maestro e le sue ultime volontà erano semplicemente vincolanti. Mancare nei suoi confronti avrebbe significato per me il non riuscire più a guardarmi allo specchio. Estrassi la Lama della Fondatrice. Era un coltello particolare, diverso da ogni altro, chiaramente nato al di fuori di Licanes e delle sue usanze. La lama era nera, brunita, e nonostante l’evidente utilizzo e i graffi, era evidentemente ben tenuto. Il filo era ancora tagliente e la punta acuminata. L’arma era una vera zanna. La lama era larga, la punta a uncino era il culmine della lama robusta lunga ben diciotto centimetri, evidentemente creata sia come utensile che come arma vera e propria. L’impugnatura aveva due anelli in cui infilare le dita indice e mignolo. Una cosa che non potevo dire di capire appieno: una simile presa avrebbe impedito di cambiare agevolmente impugnatura. Eppure, era comunque mirabile. L’impugnatura era rivestita in pelle di qualche predatore e l’intera arma pareva irradiare un’aura a suo modo mitica. Restai a osservarla, per un lungo, lunghissimo istante.
    
    -Cos’è?-, chiese la voce di Fatma. Trasalii: in preda alla contemplazione non l’avevo sentita entrare. Posai il coltello. -Scusa, ti ho spaventato.-, disse lei. Si avvicinò, -È… un’arma. Non sapevo ce l’avevi.-. -Avessi.-, ...
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