La Caduta. Atto Dodicesimo. Dei dubbi e di un funesto presagio
Data: 12/08/2024,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Racconti Erotici,
Lesbo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... tale inquietante messaggio. Raggiunse quell’obiettivo pochi minuti dopo, eiaculando prepotentemente dentro Efia.
Serena Prima si abbandonò al bagno. L’acqua calda era un balsamo per le sue pene e la giovane che le massaggiava le spalle pareva più che capace nella sua arte. Si chiese quanto in là si sarebbe potuta spingere. Si biasimò per lo star cedendo a quei piaceri mondani quando il suo fine era ben più puro e più alto. Eppure… Sarebbe stato così semplice smettere di lottare? Quello si chiedeva. Per tutta la vita aveva servito la Cerchia e Nimandeo le pareva l’antitesi di tutto ciò per cui lottava. Un nemico di Roma travestito da agnello, tuttavia era anche un uomo capace e le sue abilità non erano dovute agli insegnamenti del passato ma alla conoscenza di sé. Aveva voluto abbandonare Roma e le sue mire, e l’aveva fatto. C’era del merito in questo e c’era molto per cui biasimarlo. Serena sapeva, con assoluta chiarezza che quell’uomo sarebbe dovuto morire e che lei avrebbe dovuto ucciderlo. Gemette quando le sapienti mani della massaggiatrice le sbloccarono una tensione nella spalle. Cercò di abbandonarsi a quel meraviglioso piacere ma la sua mente non abbandonava quei pensieri. -Mia signora. Sei tesa.-, disse la giovane. -Sì…-, ammise lei. Non sapeva cos’altro dire. Cosa dicevano i barbari in quei casi? Un romaneo avrebbe asserito che la colpa era tanto propria quanto della massaggiatrice, ma lei sapeva bene che la giovane, pur essendo alle sue dipendenze per ordine di ...
... Nimandeo, non era romanea. -Rilassati, signora.-, disse la serva. Le pizzicò il collo. Serena lasciò un gemito. Si accorse appena che la giovane si era tolta le vesti. Aprì gli occhi. Vederla nuda fu strano. Il corpo era minuto, ma ben proporzionato, i capelli lunghi tenuti da una crocchia con uno spillone sormontavano un viso quasi puerile, ma privo di difetti. Un sorriso bianco come la neve e labbra appena cesellate, accennate soltanto. Serena sentì qualcosa, nel suo ventre. -Devi rilassarti, mia signora. Ed è mio dovere far sì che tu possa farlo.-, disse la giovane. Oltre alla padronanza dei massaggi e della lingua di Roma, Serena si chiedeva quali arti potesse possedere quella ragazza. Si accorse che i capezzoli le si erano inturgiditi. Esitava a chiedere ciò che voleva, ed esitava a dirle di fermarsi per paura di perderlo. -Rilassati, mia signora.-, disse la serva. Si mosse con leggiadria. I seni erano piccoli, ma c’erano, pur sembrano acerbi. Il pube rasato non celava il sesso. -Quanti…-, Serena forzò la propria voce ad uscire, spezzare l’incantesimo, -Quanti anni?-. -Signora?-, chiese la serva. Aveva una gamba nella vasca, Serena poteva sentire quel piede accanto alla sua gamba, l’altra invece poggiava ancora sulla terra. La vulva della giovane era offerta alla sua vista. Serena si trovò bloccata. Cos’avrebbe fatto? E soprattutto, cosa doveva fare? Ciò che quella giovane stava facendo era come a Roma, dove le donne potevano indugiare in piaceri lesbici o era diverso e ...