Flux: visioni di cambiamento
Data: 08/07/2024,
Categorie:
Etero
Lesbo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Doveva riuscirci. Fare quel colpo e tornare negli States. A cercare di capire cosa diavolo le succedesse. Si concentrò, espirando a lungo per calmarsi. Dopo qualche minuto ci fu riuscita. Telecamere esterne non ce n’erano. Ma all’interno… Si accorse di quanto non le importasse; alla fine non l’avrebbero comunque riconosciuta. Sarebbe entrata come acqua e uscita come acqua. Fine. -Andiamo.-, si disse. Cambiò stato e fluì verso la porta. Passò sotto di essa, ritrovandosi in una corridoio. Prima svolta a destra. Cucina. Seconda a sinistra, camera degli ospiti. Terza a destra, bagno. Tornò a essere solida. Prese un coltello dalla cucina. Salì i gradini. Uno a uno. Lentamente, senza fretta. Prima porta del piano superiore. Un ufficio. Niente d’importante, carte, computers, nulla di rilevante. Seconda porta. Una sorta di sala dei trofei. C’erano antiche armature appartenute a cavalieri medievali, un Corano che doveva essere del 1400. Un dipinto giapponese del 1600 e persino alcuni scritti autografi di Albert Einstein. Ponderò di portarsi via qualcosa di quella collezione mirabile ma scartò subito l’idea. Avrebbe reso la fuga più difficile. E i soldi non le mancavano. Nessun motivo per rischiare tanto. Proseguì. Aprì la porta di un’altra camera. Holoff dormiva sulla schiena, apparentemente perso nel mondo dei sogni. Flux sorrise. Un lavoro facile, quasi troppo. E poi lo vide. Appeso sopra il letto, identico ai suoi sogni. Un disco di ottone del diametro di un CD con segni strani ...
... lungo il bordo. La sorpresa le tagliò il respiro. “Cazzo… Come diavolo é possibile…”. Si accorse di stare sudando. Doveva sbrigarsi. Avanzò di un passo. Il disco pareva chiamarla, pregarla di prenderlo, invitarla. Non poteva essere un caso. E ripensando ai suoi sogni, Flux pensò che dopotutto forse quel cimelio era la chiave per avere delle risposte. Fece un altro passo. E improvvisamente sentì un cigolio. “Dannati pavimenti all’antica!”, pensò. Holoff aprì gli occhi e lei si lanciò in avanti. Puntò al torace, affondando il coltello fino all’impugnatura mentre il vecchio cercava qualcosa in un cassetto. L’uomo sussultò. Flux estrasse e colpì di nuovo. -Maledetta!-, ringhiò lui, -No… Non lo avrai!-, ma le forze lo abbandonavano. -Cosa?-, chiese la nera. Non capiva. Non ci riusciva. -Come?-, attraverso gli spasmi e la bocca piena di sangue, il vecchio sorrise, -Non lo sai?-, chiese. -No…-, ammise lei. Armin Holoff sorrise e alzò il braccio destro. Sfiorò il disco appeso sopra il letto. Flux non capiva. Non riusciva semplicemente a capire. Si accorse appena che Holoff aveva smesso di respirare. Pensò che ora avrebbe solo dovuto andarsene via. Ma guardò ancora il disco e decise. Non se ne sarebbe andata senza quell’artefatto. Lo afferrò. E improvvisamente l’allarme antifurto prese a suonare. La nera agì d’istinto. Corse al piano di sotto e, aperta una finestra si gettò fuori.
Sfuggire alla polizia fu facile. Lasciare Dresda anche. -Sono io. è fatto.-, disse al telefono col ...