1. In classe


    Data: 24/03/2024, Categorie: Etero Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69

    ... stretta.
    
    Luisa trattenne il fiato in quell’attimo esatto, prima di essere spudoratamente infilzata e quindi attratta, a forza, di nuovo alla portata della lingua fin troppo esperta di Pampuri, il quale continuò il suo lento, inesorabile lavoro. La lumaca strisciava lentamente tra le sue labbra. La sanguisuga indugiava e succhiava il suo magico bottone. Ora però, come una sadica penitenza, il dito del teppista lavorava all’interno della sua vagina, prepotente e sfacciato ma anche dolce e chirurgicamente pilotato, piegato sapientemente all’interno verso la parete frontale, a pochi centimetri dall’ingresso del paradiso. Quello era il punto esatto. Il punto fatale. Come faceva a saperlo, quel maledetto delinquente?
    
    Le vampate di piacere aumentarono. Quelle di calore di conseguenza. Luisa cominciò a sudare, cominciò anche a toccarsi i capelli mentre parlava. Un’insana voglia di accarezzarsi i capezzoli, ormai duri come perle di Lombok, venne arginata a malapena. La voce cominciò a tremare, a vacillare, il tono si fece altalenante, i respiri si fecero sempre più lunghi, più profondi, trasformandosi, di quando in quando, in veri e propri sospiri. Sentì di non poter reggere per molto a questo subdolo strazio che si stava impossessando di lei privandola, man mano, del controllo delle seppur semplici e basilari capacità sensoriali, cognitive ed intellettuali, come il controllo dei movimenti, la capacità di leggere, di concentrarsi e di pensare. Perfino di parlare.
    
    Luisa ...
    ... guardò l’assistente di studio - che, come tutti gli altri, si era accorto che qualcosa di strano, attribuito alla stanchezza e all’inesperienza della conferenziera, stava succedendo - il quale le fece cenno di tenere duro, che mancavano appena tre minuti alla fine. Tre minuti che, a Luisa, parvero una distanza incolmabile, specialmente quando il ritmo del lavoro della lumaca-sanguisuga e quel maledetto dito sapientemente arcuato, accelerò, fino a farsi febbrile.
    
    La professoressa cominciò ad accartocciare le dita sulla scrivania, e, al suo tentativo di infilare la mano sotto la scrivania e strappare i capelli a quel bastardo di Pampuri, venne ripreso severamente, con un gesto perentorio, dal regista che, così facendo, ne dichiarò la “morte”.
    
    A due minuti dalla fine, Laura, cominciò ad ondeggiare vistosamente con il corpo. Guardava le lancette dell’aula che sembravano ferme, il tono della sua voce cominciò a rompersi e vacillare. Le vocali si allungarono fino a diventare sospiri. Una mano si teneva la nuca mentre l’altra tentava di aggrapparsi inutilmente alla superficie troppo ampia e piana della cattedra.
    
    L’imbarazzo esplose in aula tra lo sconcerto generale.
    
    A un minuto esatto e mezza pagina dalla fine, Pampuri si fermò. Proprio sul bordo di quello che sarebbe stato l’abisso del piacere che avrebbe perniciosamente inghiottito Luisa e tutta la sua carriera. Incredula di questa grazia inaspettata, Luisa ripartì di slancio approfittando di questo spiraglio di lucidità ...