Elsa capitolo 4
Data: 13/03/2024,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: lecap, Fonte: Annunci69
... ritrovò davanti al suo albergo. Salita, fece una lunga doccia quasi che l’acqua potesse lavarle via il disgusto procuratole dalla conversazione con Vermeer.
Si stese nuda, sul letto, obbligandosi a non pensare e si assopì. Il trillo del suo cellulare la fece dapprima trasalire, l’autore della telefonata, invece, la fece ripiombare nell’angoscia. Era Roger.
“Ciao Elsa, ti ho chiamato per scusarmi”
Con il cuore che le batteva a mille, rimase in silenzio. Possibile che Vermeer lo avesse messo al corrente di ciò che pretendeva da lei con il suo ricatto?
“Elsa? Ci sei?” ripeté la voce.
“Si, si scusa, ero soprappensiero. Dimmi.”
“Ti ho chiamata appunto per scusarmi. Non potrò farti da cicerone in questi giorni. I miei capi, mi hanno convocato urgentemente a Parigi e sono già all'aeroporto”
“Sai per cosa?” domandò terrorizzata.
“Pare che debba essere presente per qualche corso di aggiornamento sulle nuove leggi finanziarie e tributarie comunitarie. Strano che vogliano sia presente laggiù, invece che ai corsi nella sede di Marsiglia, dove c’è la direzione del dipartimento di cui faccio parte.”
“Ciò è grave?”
“Cosa?”
“Che ti abbiano convocato nella sede generale, invece che a Marsiglia”.
“Dovrebbe esserlo?” chiese Roger, stupito.
Elsa rispose quasi balbettando:
“Non lo so. Pensavo fosse strano”
“A volte capita. E poi, pensa, magari Vermeer avrà parlato a loro, informandoli di avermi incontrato e che non si ricordava fossi stato premiato. ...
... Forse, grazie alla tua faccia tosta di ieri sera, sono diventato famoso.” affermò ridendo.
“Si. Si. Lo spero” rispose lei con un filo di voce.
“Scusa cara. Stanno chiamando l’imbarco al gate, devo chiudere la telefonata. Fai buona permanenza e tienimi aggiornato sulla salute di tuo marito. A presto, spero”.
Elsa rimase inebetita, col cellulare in mano. Possibile che la convocazione a Parigi, fosse per notificargli il licenziamento, se lei non si fosse presentata davanti all’hotel?
Osservò l’orologio; erano le venti e cinquantacinque. Indossate un paio di mutandine, si catapultò all’armadio e prelevato l’abito da cocktail appena acquistato, lo indossò assieme alle scarpe adatte.
In fretta andò in bagno a darsi un pochino di trucco e riordinati i capelli, si precipitò all’ascensore.
L’orologio della hall segnava le ventuno e tredici. Consegnate velocemente le chiavi al receptionist, si diresse velocemente all’uscita.
Sul lato opposto della strada, ritto a fianco della portiera di una BMW di grande cilindrata, c’era l’uomo in giacca e cravatta che aveva incontrato davanti alla caffetteria qualche ora prima.
Quello, al suo arrivo, non disse nulla e dopo averle aperto diligentemente la portiera posteriore, si mise al volante, partendo.
Mentre l’automobile percorreva il suo percorso, Elsa continuava a darsi della scema. Tutto quel tempo a auto convincersi fosse giusto che Roger affrontasse un dramma professionale e poi, una telefonata improvvisa, l’avevano ...