1. La Caduta. Atto Secondo. Dei dubbi di Proximo Lario e di Aristarda Nera.


    Data: 22/01/2024, Categorie: Etero Lesbo Sesso di Gruppo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... baciandola, toccandosi e toccandola piano. Le pose la vulva sul viso, lasciando che Vera Nemlia la leccasse tutta. Proximo la penetrò.Vera era stretta, la vulva rorida aiutava ma tanto era il desiderio che il Legato non seppe trattenersi e venne a fiotti nel ventre della bionda che urlava il suo orgasmo.Crollarono l’uno sull’altro. Intorpidita dal piacere, Vera Nemlia scivolò nel sonno senza accorgersene, qualche istante dopo l’uomo disteso sopra di sé. Non si accorse neppure che l’Imperatrix si era alzata dal talamo e osservava i due corpi distesi sul letto con un sorriso. Aristarda Nera si toccò piano sino a un secondo orgasmo in solitaria. Era stato bello, sicuramente piacevole e forse un giorno l’avrebbero rifatto, ma ora…Ora che l’orgasmo l’aveva attraversata come un fulmine, Aristarda si concesse di pensare.In verità, ciò che Lario aveva detto era ciò che anche lei pensava. La guerra civile era stata terribile sino a lì e non vi era stato alcun vero vincitore, solo il massacro di leali soldati dell’Impero e la consapevolezza di un’assoluta mancanza di ordine.Il Caos si era imposto sull’Impero di Roma. I fieri discendenti di Licanes erano divenuti belve, capaci solo di azzannare impietosamente le gole esposte dei loro fratelli.Lentamente, Aristarda si rivestì. Aprì lentamente la porta della stanza e attraversò il corridoio, arrivando allo scriptorium. La stanzetta dello scriptorium era adibita alle comunicazioni e alla scrittura secondo i canoni licanei, sia tramite le ...
    ... comunicazioni ololitiche che tramite la scrittura cartacea tipica. Le luci si accesero piano all’incedere della donna nella stanza. Aristarda prese uno stilo da scrittura. Prese un foglio e iniziò a scrivere, lentamente. Non si curò del tempo che passava né del suo aspetto reduce dal piacevolissimo intermezzo di pochi minuti prima.
    
    Dopo un ora, si permise di rileggere lo scritto.“A Septimo Nero, mio fratello. Salve.”, quella era l’introduzione tipica.“Fratello. Invero sono anni che ci combattiamo e l’Impero ne soffre. Uomini saggi e buoni hanno portato la cosa alla mia attenzione, come sono certa abbiano fatto anche altri presso di te.”, e fin qui la lettere era risultata facile.“Invero, ritengo che essi abbiano ragione. Non fu il nostro Impero fondato su ben altri valori? Non furono altri i nostri aneliti quando fummo istruiti dai savi e dai sapienti di Roma? Non fu Socrax prodigo nell’inculcarci l’importanza assoluta della giustizia nei confronti del popolo? Egli c’insegnò l’importanza della pietà e del mettere il popolo al di sopra di sé stessi.”, quella parte le era costata. Socrax… che fine aveva invero fatto?Pregò gli Dei di essere clementi con quel loro precettore, uomo savio e di retti principi.Riprese la lettura, concentrandosi sulla parte successiva, invero la più difficile.“Io riconosco che sono stata orgogliosa, ma non è forse il primogenito destinato a regnare?”, cancellò la riga, riscrivendola.“Sebbene riconosca il tuo…”, s’interruppe. Rifletté, respirando ...