1. La Caduta. Atto Quinto. Della Battaglia di Brixiate.


    Data: 05/01/2024, Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici, Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... ripiegare. Caricate i feriti sui carri. Prima i più gravi.-, disse. -Signore…-, osò dire la giovane aiutante di campo. Proximo alzò una mano, perentorio. -Fatelo. E andatevene. Vivete per combattere un altro giorno. È tutto ciò che vi chiedo. Il mio ultimo ordine a tutti voi.-, disse.
    
    Aristarda Nera attendeva notizie. Ormai era pomeriggio inoltrato, quasi il tramonto. Quando vide i primi carri tornare, cominciò a farsi un’idea. Guardò i suoi uomini scedere dai mezzi, aiutare i feriti, scaricare i corpi dei morti. -Dei…-, sussurrò. Proximo, dov’era? Dov’era?! Non osò chiedere. Vide marciare, con l’inconfondibile lentezza degli sconfitti, i suoi uomini. Le quattro legioni avevano perso moltissimi uomini. I centurioni e i vexilliferi parevano spenti, provati. Gli ufficiali seguivano, stanchi quanto gli uomini stessi. Li guardò ripiegare, riorganizzarsi. Alcuni ufficiali la raggiunsero. Poi osò parlare. -Abbiamo perso?-, chiese. La voce non le tremava, non ancora. -Abbiamo perso. Suo fratello… la sua trappola si é chiusa su di noi.-, mormorò un Legato. -Perdite?-, chiese. Esitazioni varie, poi, finalmente un Tribuno parlò. -Molteplici. Quindicimila o più, tra morti e feriti. E molti feriti non passeranno la notte.-. -Proximo… dov’é?-, chiese l’Imperatrix. -Si é… consegnato. Sapendo bene che in caso contrario saremmo morti tutti. Gli dobbiamo la vita. Il nemico ci aveva circondati…-, sussurrò un altro Legato. Niente, vuoto, un abisso le si spalancò nel cuore, una voragine ...
    ... che fagocitò persino la luce. Il dolore fu così totale che Aristarda Nera non proferì verbo per minuti. -Ripieghiamo. Ci riorganizzeremo a Renneus.-, disse. -Signora… e Proximo? Septimo lo ha catturato.-, disse. Aristarda avrebbe voluto solo piangere, urlare. Essere una donna come tante, potersi permettere il lusso enorme, assoluto, della disperata resa alle proprie emozioni. Ma non poteva. Era l’Imperatrix. Aveva un dovere verso tutti loro. Come Proximo. -Septimo pensa di potermi costringere a cedere, usando Proximo. Oppure l’ha già ucciso. In ogni caso, per noi é come se fosse morto. Dobbiamo continuare a lottare. Fate salire i vostri uomini sui trasporti. Ripieghiamo.-, disse. Solo dopo, quando fu a bordo del suo trasporto, circondata dalla sua Guardia, emise un singhiozzo che pian piano, divenne un pianto.
    
    Farro, ceci e fave. Una brodaglia da soldati. Un rancio misero. Proximo lo assaggiò con cautela. Non era avvelenato, o almeno, non aveva sapori strani. Ma poi perché mai avrebbe dovuto esserlo? Septimo doveva avere in mente ben altro. Un modo molto più raffinato per farlo fuori. Probabilmente però prima avrebbe tentato di ricattare Aristarda. Ma l’Imperatrix non si sarebbe piegata. Almeno così voleva credere lui. -Proximo.-, disse una voce. La porta della cella si aprì. Entrò un uomo. Septimo Nero. -Proximo l’Invitto, Proximo, il Distruttore dei Barbari, Proximo il Ribelle Primo.-, disse. Avanzava a mani aperte, compiaciuto oltremisura. Proximo rimase indifferente. ...
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