1. La porta sul retro. 3a parte


    Data: 30/07/2018, Categorie: Tradimenti Autore: Marla23, Fonte: Annunci69

    ... Lo accarezzò pietoso, sapendo che ora era il suo turno. Del resto non si era messo in fila anche lui?
    
    Quando entrò nell’ano di Valentina, sentì la piacevole compagnia di altri fluidi che lo rendevano accessibile come non era mai stato. Durò poco. Tre spinte e scaricò rabbia e sperma. Il sesso consumato lo riportò in sè. Si rivestì con calma, poi prese un indumento abbandonato, forse la camicia di uno dei fuggiaschi. Pulì delicatamente il corpo della moglie. Slacciò i legacci che la tenevano avvinta al toro e la aiutò a rimettersi in piedi. Era nuda e doveva portarla via da là. Quindi si avvicinò ad un tendaggio e lo stacco con forza. Avvolse il tessuto pesante sulle spalle della donna e la fece sedere su un divanetto.
    
    Poi andò dall’uomo, ormai privo di conoscenza e sanguinante. Perdeva sangue anche dall’ano. Tolse il morso ed i legacci. Prese dell’acqua e la gettò sulla sua testa. Bardonetti ebbe un sussulto, si svegliò di soprassalto. Poi si sollevò lentamente dal toro, drizzandosi a fatica, come un meccanismo arrugginito. Ancora malfermo si avvicinò ad Alberto con la mano tesa ed uno sguardo che esprimeva un misto di senso di colpa ed immensa gratitudine. Alberto strinse la mano dell’architetto, lo guardò intensamente negli occhi e gli chiese dove aveva nascosto la documentazione che inchiodava i conti Calandrini e gli altri membri del “Guanto”. Bardonetti indicò un incartamento sul tavolo. Era posato in bella ...
    ... mostra, segno evidente che quell’imbecille era stato seguito dall’organizzazione, al corrente di ogni sua mossa. A quel punto Alberto strinse forte la mano di Bardonetti, caricò il pugno sinistro e lo stampò dritto sul naso di quello che lui considerava un autentico coglione, fratturandolo all’istante. Bardonetti rimase piegato tenendosi il naso rotto tra le mani, ormai inondate del suo sangue, mentre Alberto e Valentina lasciavano la villa in tutta fretta.
    
    Lei non disse una parola mentre guardava il marito con lo sguardo appannato dalle lacrime, Alberto l’aiutò ad entrare in macchina senza degnarla di uno sguardo.
    
    Mise in moto e si avviò verso la più vicina stazione dei carabinieri. Quando fu davanti alla caserma inchiodò facendo slittare le ruote sull’asfalto. Guardando dritto davanti a se, con tono assente, disse a Valentina di prendere il plico e di levarsi dalle palle. “Non ti presentare a casa” e chiuse la portiera della macchina. Valentina obbedì, pur sapendo che sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto per suo marito.
    
    Quando malconcia e avvolta nella vecchia tenda dalle fantasie geometriche verdi e rosse, salì i gradini della stazione dei carabinieri era l’una di notte. Lo confermava il solitario rintocco del campanile della chiesa di quartiere. Poi sentì lo stridio dei pneumatici sulla strada. La macchina si allontanò in brevissimo tempo fino a scomparire. Suonò il citofono. “Devo fare una denuncia”. 
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