La porta sul retro. 3a parte
Data: 30/07/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Marla23, Fonte: Annunci69
... dall’uso di sostanze stupefacenti. Prese della carta assorbente e asciugò un misto di sudore e sangue da mani e viso. Indossava una tunica marrone con un buco all’altezza del pube dal quale penzolava il pene ancora in semierezione. La vista di quest’uomo rese Alberto teso come il nervo di una frusta, pronta a scattare. Si trattenne, cercò dentro di sé la saggezza necessaria per portare a casa l’impresa. Non era lì per fare Rambo. Doveva salvare la moglie. Il tizio, una volta terminata la pulizia, andò in fondo al camerino dove si apriva una porta a vetro. Di là da questa si intravedeva una bolgia di tuniche e maschere intente ad inneggiare verso una direzione precisa. Salutavano con grida festanti ognuno dei colpi che continuavano a schioccare improvvisi nell’aria. Alberto si guardò intorno. Cercava soluzioni e le trovò nella rastrelliera di vestiti di scena. Cominciò a spogliarsi che era ancora fuori dal camerino. Nudo entrò e prese al volo una delle tuniche appese. Fece in modo di indossarla esattamente come aveva visto. Trovò una maschera nera dal naso adunco che scopriva soltanto la bocca e se la mise con grande cura. Poi, attizzatoio ancora in mano, si avvicinò alla porta a vetri e rimase impietrito. Al centro della stanza c’erano due strani mobili in pelle nera a forma di toro. Su questi, due esseri umani erano legati con catene e legacci di cuoio in posizione prona. Erano nudi, le gambe mantenute divaricate e la schiena rigata di sangue. Un tizio dalla tunica nera ...
... brandiva una frusta da doma di cavalli che, saettando nell’aria, scaricava con tutta la forza sul corpo di uno dei due malcapitati. Quest’ultimo, un uomo riccio piuttosto alto, emise un grido strozzato all’arrivo del colpo. Stringeva tra i denti il morso di un cavallo, grottescamente fissato al suo cranio. L’altro essere umano legato al toro era una donna, una bella donna, con un culo spettacolare che Alberto riconosceva perfettamente. Era Valentina. Un fiotto di rabbia cieca pervase il petto ed il volto del marito. Avrebbe voluto entrare urlando all’impazzata, brandendo l’attizzatoio come una clava, ma i suoi anni di risse di strada gli consigliavano di agire con astuzia. Nascose l’attizzatoio sotto la tunica trattenendolo con una mano attraverso il tessuto ed entrò normalmente nella grande sala delle torture. Si guardò intorno, cercò di capire con chi aveva a che fare. Alcuni degli astanti chiacchieravano tra loro coperti dalle bizzare maschere, altri sorseggiavano superalcolici e salutavano gridando l’ennesima frustata. Quanti erano? Almeno dieci si rispose immediatamente. Chi erano questi bastardi? Giovani borghesi dalla struttura non troppo massiccia, poco inclini alle zuffe. Alcuni sembravano più ingobbiti. Probabilmente erano membri anziani che godevano nell’assistere alla carneficina. Uno di questi si avvicinò a quello che doveva certamente essere Stefano Bardonetti, brandendo un enorme fallo di gomma nera. Quando gli fu dietro lo appoggio al buco del culo dell’architetto ...