La Caduta, Oltre il Confine. Sul mare
Data: 09/07/2018,
Categorie:
Racconti Erotici,
Voyeur
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... né un combattente, neppure un criminale, a quanto vedo.-, gli occhi verdi mi dardeggiarono addosso con intensità assoluta. -Chi sei, Alexander?-, chiese. Prima che potessi rispondere fummo chiamati tutti sul ponte. Ci arrivammo pochi minuti dopo. La nostra bandiera, notai, era stata cambiata e ora era interamente bianca. Una bandiera civile, di tregua. Quella che si usava per sottolineare che gli occupanti della nave non erano combattenti. In teoria, era un vessillo che sanciva l’inviolabilità del vascello. Ma con la teoria, in quei tempi, si scavavano le tombe. -Guardate!-, esclamò il vecchio dai capelli bianchi, Asulfio. Guardai. Navi. Lontane. In tante. A decine. Forse un centinaio tra grandi vascelli e piccole navi da supporto. E mezzi d’attacco. -Dei…-, sussurrò Izabel, -È l’Ottava Flotta. E quella…-, puntò una nave col dito e si fece dare un binocolo. –È la Aristarda Domina.-, disse, -L’Ammiraglia delle forze navali dell’Imperatrix in esilio.-. -Dove vanno?-, chiese Fatma, -Non capisco dove vadano!-. -Lo so io.-, dissi, -A combattere i lealisti. La guerra civile è tutto meno che finita.-. -Ma… la nostra rotta…-, iniziò qualcuno. -Suonare la fonda! Ammainare le vele! Fermate i remi!!!-, sbraitò Tork. -Ma l’Eire!-, esclamò Izabel. Altri vociarono in protesta. -Preferite venire uccisi o catturati?-, chiese Amea con tono tagliente. Si fece silenzio. Tutti, me incluso, guardammo Tork. Il capitano sbuffò. -Timone a tribordo, invertire. Dirigiamo verso il Mare esterno. Mentre tutti si affrettavano ai loro posti, Fatma mi guardò. Nel suo sguardo c’era la consapevolezza che forse, cedendo il pugnale a uno dei contendenti avrei potuto evitare quello scontro. Forse. Ma a che prezzo? Pregai in silenzio gli Dei antichi e nuovi di avere misericordia dell’Impero di Roma mentre le navi di Aristarda si assembravano verso la battaglia contro le flotte lealiste. Erano passati quattro giorni dalla nostra partenza e già pareva un’eternità