1. La Caduta. Oltre il Confine. Naufrago, cattura e fuga.


    Data: 18/10/2022, Categorie: Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... Justicar.-, iniziai. Vera Namlia annuì. -Ve ne sono altri come voi?-, chiesi. Lei annuì, piano. -Sì. Ve ne sono. Alcuni nascosti, altri no. La Stirpe ci attaccò. Distrusse il nostro tempio, annientò i nostri neofiti. Ma riuscimmo a fuggire, a svanire nelle ombre.-, sussurrò. -Come fecero a trovarvi?-, chiesi. Vera sospirò, come a ricordare ciò le dolesse. -Fu un tradimento, a condannarci.-, sussurrò, -Un’infamia tra le più basse.-. Io annuii. Attesi che dicesse altro, trepidante, palesemente attratto dal racconto. -Giunsero in una notte senza luna, a centinaia, a migliaia. Un esercito. Attaccarono da ogni direzione. Tenemmo a bada il loro impeto per un po’, poi un traditore incendiò una delle sale interne. La sua defezione fu scoperta, e fu punito. Ma fu tardi.-, disse Vera, -I nemici irruppero nella nostra fortezza, e fuggimmo, sparpagliandoci.-. -Tu c’eri?-, chiesi. Lei scosse il capo. -Io, come Socrax, venni dopo.-, disse, -Socrax ebbe due maestri. Anthia e Ulius, due Justicarii che io conobbi. So che Anthia è ancora viva, da qualche parte. Ulius fu ucciso dalla Stirpe in Ferencia. E io divenni apprendista di Socrax, che mi destinò a un semplice compito: vegliare su Aristarda, in ogni modo.-. -Perché allora sei qui? Solo per un suo ordine?-, chiesi io. -Amo Aristarda come nessun’altro. Quando ho visto i suoi occhi quel giorno, quando l’ho vista guardare il corpo di Socrax, sapevo di dover andare. Di doverle portare delle risposte. Di doverlo fare, Alexander. Capisci?-, ...
    ... chiese Vera di rimando. Sì. Capivo. Annuii. -Talvolta, il dubbio ferisce più di una lama.-, dissi. Nella mia voce c’era il peso della consapevolezza, ero ben conscio dell’averlo provato. La fissai. -Ciò non toglie che siamo prigionieri qui. Ci uccideranno?-, chiesi. Le guardie, se ce n’erano, erano all’esterno, o molto silenziose. Era possibile che fossero dietro qualche angolo, o in attesa, ma ne dubitavo. Vera scrollò le spalle. -Non ne sono certa. Potrebbero.-, ammise. Io mi accorsi improvvisamente di una cosa. Non volevo morire: non ero pronto a morire, non sapevo se mai sarei stato pronto. Vera lo vide. Notai la sua espressione cambiare. Mi abbracciò, stretto. Quel contatto fu inaspettato, e piacevole. Ma sentii le sue labbra sul mio orecchio. -Non temere.-, disse, -Non temere. Ho un piano.-. La strinsi di più, come ad accertarmi di non star sognando. Lei lasciò che l’abbraccio finisse, con calma. Notai che sorrideva. Sorrisi a mia volta. E per un istante, abbracciai la speranza.
    
    Passammo quel giorno a non fare altro che parlare. A lungo. Intanto però notai che Vera faceva delle cose, gettava sguardi attorno a sé, osservava, disegnava ghirigori sul pavimento della cella. Rapidamente notai che stava contando. Decisi di non chiedere, non perché non volessi sapere, ma perché volevo evitare di giocarci la possibilità. Chiedere implicava parlare e parlando, qualcuno avrebbe ascoltato. Fu a notte fonda che giunsero. Erano un trio di uomini. Spogli delle corazze, indossavano ...
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