1. La Caduta. Oltre il Confine. Naufrago, cattura e fuga.


    Data: 18/10/2022, Categorie: Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... averci tolto le armi, tutte. Guardai la Prima Lama venire posta in una cassa e ivi chiusa. Il primo giorno passò nel silenzio, mio e di Vera. Ci diedero del cibo: verdura e cereali cotti. Ci diedero dell’acqua, appena due litri. -Che ne sarà di noi?-, chiesi all’alba del secondo giorno. Avevo dormito pochissimo. -Decideranno. E vedremo.-, disse lei. Io la guardai. -Non hai paura?-, chiesi, -Non temi per la tua vita?-. -Tu?-, domandò lei in risposta. Io m’immersi nelle mie emozioni. No. Non temevo. Avevo visto bruciare Fez. Avevo assistito a morti e orrori per quella lama maledetta. La morte sarebbe potuta divenire una liberazione. Scossi il capo. -Non la temo più. Sono… consapevole. Dovrò morire. Mi spiace solo che sia qui, ma se questo è il fato…-, dissi infine. Vera annuì. -Parli come Socrax. Anche lui amava la vita. Ma era conscio dell’imminente fine.-, disse con un sorriso triste, -Gli volevo bene.-. -Socrax fu… un maestro. Il migliore che io possa ricordare di aver avuto.-, dissi io. -Era un uomo buono. Tradì la Stirpe per i Justicarii. Mi addestrò, fui la prima allieva.-, raccontò Vera, -Mi condusse a conoscere la verità. Questo mondo è nel caos. L’ordine non può essere semplicemente dato, a volte va imposto. A volte, il male va combattuto. Questo è il nostro credo. E io e gli altri ci atteniamo ad esso.-. -Perché me lo dici?-, chiesi, confuso, -Non sono forse tuo prigioniero?-. -No, Alexander. Saresti ben libero di andartene. La lama però è un fardello. Tu lo sai e io ...
    ... lo so.-, rispose Vera Nemlia, -Socrax l’affidò a te, ma non è giusto che tu viva così.-. -Non posso cederla. Spero tu comprenda. Dovrai uccidermi per prendermela.-, dissi. Ancora, quella lama dopo tutto quello che aveva causato, restava la sola costante della vita. Vera annuì, solenne. Capiva. Capiva bene. Non parlammo oltre. Passò un’ora, due, tre. Sei. Ci muovevamo poco, facevamo brevi esercizi ginnici nel poco spazio concessoci. Il secondo giorno trascorse, il sole ci scaldava impietosamente. -Quanto ci mettono a pronunciarsi?-, chiesi. Vera, seduta sui talloni, parve non sentirmi. -Ci stanno mettendo un secolo.-, dissi. -Sì. Vogliono che noi paghiamo, anche così. È tutto per farci scontare i torti di Janus.-, rispose la giovane. Io scossi il capo. Mi era inconcepibile. Pagare per eventi tanto antichi… A tanto arrivava il loro odio? Mi lasciava basito. Avevo spesso letto di racconti di lunghe vendette, odio radicato nei decenni, finanche nei secoli, ed avevo sempre ritenuto che ciò fosse mero poema, ma ora capivo: il cuore degli uomini era indurito dalla memoria del dolore, dalla consapevolezza di un orgoglio mai capito ma accettato, unico baluardo forse contro il caos soggiacente. Vera si alzò, stirando le gambe. Era una bella donna, piacevole a vedersi e non dubitavo che presso i nostri lidi aveva goduto di numerose attenzioni di uomini, e forse anche di donne. In quel momento però, non era il suo fisico ad attirare la mia attenzione. -Socrax era uno di voi, giusto? Un ...
«12...456...12»