1. La Caduta. Oltre il Confine. Naufrago, cattura e fuga.


    Data: 18/10/2022, Categorie: Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... antiche usanze. Per iniziare il palazzo degli anziani era ai livelli più alti dell’insediamento, le mura erano piantonate da sentinelle e l’interno della città pavimentato. Bestie pascolavano in recinti appositi, verdure crescevano negli orti. Una struttura faceva da tempio al Dio della Guerra, le porte sbarrate. Un’altra invece ospitava il culto di Yneas. Il Dio dei Morti, la statua in legno mirabile attraverso le porte del tempio, osservava con cipiglio indifferente il nostro incedere. Altri templi degli Dei minori erano schierati a breve distanza. Un sacerdote calvo con il cranio tatuato di simboli devozionali ci osservò, apparentemente curioso. -Incredibile.-, mormorò Vera legata al mio fianco, -È Licanes come anticamente era.-. -Già. E noi siamo nei casini. Non ci perdoneranno per essere chi siamo.-, dissi io, cupo. -Forse no. Ma portiamo notizie, possiamo usarle.-, disse lei. -Silenzio!-, ordinò un uomo, la lama snudata. Notai la forma: una lama licanea. No, per quella gente le antiche usanze non erano mito, erano realtà, fatto certo, dogma. Anche gli abitanti li osservavano, curiosi, dubbiosi, sorpresi. Non doveva accader spesso. Fummo condotti in un edificio vasto, interamente in pietra e malta. Quivi, assiepati su scranni, erano gli anziani, i corpi magri, le vesti ricche, i visi nobili. Pareva di essere tornati indietro nel tempo. Era quella Licanes? Era stata così? Quale il sacro patto? Quale il segno divino, la luce della civiltà che aveva illuminato l’umanità ...
    ... spingendoli a creare una simile gloria? E qui si era ripetuto? No, decisi, coloro che vedevo erano eredi di nostalgia, gravati dal dolore dei loro avi, prigionieri di rabbia e colpa, figli non voluti del fato. Scambiai uno sguardo con Vera. Ne saremmo usciti in due, o saremmo morti entrambi. -Onorevoli anziani.-, iniziò il capo del drappello di armati, -M’inchino a voi, o guida del popolo, affinché ci traghettiate oltre la notte ed elargiate consiglio al fine di dirimere codesta questione.-. -Ti ascoltiamo, Rufius.-, disse la voce unica dell’assemblea all’unisono. -Vi sono codesti stranieri, unici superstiti del naufragio che fu avvistato sulle coste. Si dicono venuti in pace, ma essi sono invero cittadini di Roma, città che dicono fondata dagli Esuli di Licanes guidati da Janus il Tiranno, dalla sua sgualdrina del Kelreas e da altre genti.-, a quelle parole l’assemblea rumoreggiò. -Non abbiamo fatto alcun male!-, protestò Vera. -La vostra sola vita è offesa per noi.-, disse un anziano, lapidario, -La colpa del vostro avo ci rese banditi, esuli di esuli.-. Io espirai, cercando di concentrarmi. -Serve invero un giudizio.-, disse uno degli anziani, -Finché non potremo pronunciarci, siano essi rinchiusi in una cella separata e siano guardati affinché alcuno faccia loro del male, anzitempo quantomeno.-. Così avevano parlato. Fummo tradotti in carcere. Il carcere era un luogo asciutto, privo di un tetto, esponeva al freddo della pioggia come al caldo del sole. Ci gettarono là, dopo ...
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