1. La Caduta. Oltre il Confine. Naufrago, cattura e fuga.


    Data: 18/10/2022, Categorie: Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... del marmocchio privato del balocco, bensì quella di un uomo che non intendeva tollerare quell’ennesimo scempio. Il Calvo caricò il calcio. Calciò. Mi mossi all’ultimo. Schivai. -Ah!-, esclamò lui. Ancora convinto di vincere. Sferrò un pugno. Parai. Come mi avevano insegnato, colpii. Il mio pugno arrivò a bersaglio sul viso dell’uomo. -Bastardo!-, ringhiò lui. Io non risposi. Non avrei sprecato altro fiato. Il Biondo si dimenava su Vera che cercava di resistere, goffamente. Evitai il pugno successivo, ma non il calcio. Dolore sciabolò lungo la mia gamba destra. Il pugno successivo mi prese in faccia. Mi chinai appena. Il Calvo fece per infierire. Reagii: il mio pugno successivo affondò nello stomaco dell’uomo. Preso alla sprovvista si piegò in avanti. Continuai con una serie di ganci al viso e ai lati del cranio. Traumi multipli: l’uomo barcollò. Si allontanò. Estrasse il pugnale. -Avanti, puttanella…-, mormorò il Biondo. Assestò un ceffone a Vera. Lei parve cedere. Lui sorrise. Si afferrò il membro, preparandosi a violare l’intimità della donna. Io guardavo quel pugnale. Non avrei avuto speranze, questo mi era chiaro. Ma non sarei morto supplicando. Non l’avrei permesso. Cercai di sgombrare la mente. Di restare lucido. Poi lo sentii. Metallo contro carne, nella carne. Anche il Calvo si girò. Vera aveva agito: aveva atteso che il Biondo si fosse disteso su di lei, convinto della sua vittoria, poi aveva colpito con la cattiveria di un demone. La pugnalata era affondata nel ...
    ... collo dell’uomo, definitiva e letale come mai se la sarebbe aspettata. Il Calvo urlò qualcosa. Strinse il pugnale. E io agii a mia volta: lo immobilizzai con una presa. Vera Nemlia, l’abito stracciato a esporre le cosce e quasi l’intimità, il viso freddo di furia implacabile, il pugnale fumante di sangue e morte, si alzò. Piantò la lama nel cuore del Calvo, insensibile alle sue suppliche, tappandogli la bocca con una mano. Mi accorsi di tremare, di sentirmi fisicamente male all’idea dell’uccidere ma anche di essere in balia di fiotti di adrenaline rilasciate dall’azione appena avvenuta. -Dobbiamo muoverci.-, mi spronò Vera. Mi passò il pugnale del Calvo. Non aveva saputo usarlo, ma darmelo non era che una precauzione. Annuii stringendo l’arma. Mi parve come non mai aliena e distante. Vera uscì piano dalla cella, sfruttando l’apertura. Quanto tempo prima che la guardia arrivasse? Quanto prima che scoprissero la fuga? Decisi di non pensarci. Seguii Vera sino alla porta che si aprì all’improvviso. Ad aprirci fu la guardia, l’uomo dagli occhi grigi. Ci fissò, stupito. Vera era chiaramente pronta a colpire, ma l’uomo scosse il capo, alzando le mani. -Andate verso ovest. C’è un pertugio nel muro, il risultato di un piccolo terremoto di pochi giorni fa. Non è ancora stato riparato. Il molo è poco distante, ci sono attraccate delle barche. Prendetene una. Fuggite. E che gli Dei vi siano propizi.-, disse. -Le nostre armi…-, iniziai io. Non mi sognavo di lasciare l’Abraxes, la Lama della ...