1. Scopamico 2/3 - Consapevolezza


    Data: 01/07/2018, Categorie: Etero Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti

    ... pregandolo di scoparmi. Per me no, ma per lui era una novità. Tanto che venne molto prima del previsto quando mi voltai e gli chiesi “dimmi quanto ti senti porco”. Lo eccitò moltissimo, così come lo eccitò moltissimo sentirmi dire subito dopo “io mi sento tanto troia” (era vero, mi ci sentivo). “Perché ti piace sentirti troia?”, “non lo so, mi piace tantissimo, sono la tua troia”. Questo lo rinvigorì subito, incredibile, riprese a scoparmi e io ripresi a godere. Per lui era una novità anche che una ragazza lo supplicasse di dirle, più o meno tutte le volte, “quanto sono troia”, così come era una novità non dovere usare il preservativo. Quel lattice tanto utile ma altrettanto odioso ci aveva divisi solo la prima volta, fortunatamente (si fa per dire) la pillola era comparsa nella mia vita ben prima delle pratiche sessuali più complete, e non per ragioni anticoncezionali. Anche per questo, una cosa che diventò un po’ una sua costante era penetrarmi con le dita dopo avermi scopata, poi quelle dita sporche di sperma nonché di me stessa me le dava da leccare. Lo faceva sia che gli dicessi "sì" sia che gli dicessi "no", perché è una cosa che a volte mi piace molto e altre proprio per nulla, dipende. Se protestavo mi zittiva chiedendomi “chi è che comanda?”. A me piaceva rispondere “comandi tu”, era divertente.
    
    Vi ho fatto un po’ di esempi, anche perché sennò vi lamentate che ci sono pochi dettagli. Ma in realtà potrei farne il triplo, il quadruplo. Eravamo vulcanici.
    
    Gli ...
    ... avevo detto che una notte mi sarebbe piaciuto dormire un’altra volta con lui. Aspettò il fine settimana giusto, uno in cui i suoi coinquilini erano tutti via e lui aveva una buona scusa per restare a Roma spiazzando all’ultimo momento la sua ragazza (era colpa sua se era così difficile passare un week end insieme: se lui non tornava a Fano era lei che veniva a rompere le palle a Roma). La sera la passammo in un locale all'aperto, affollatissimo, le temperature cominciavano a essere decisamente più dolci, anche di notte. Non tornammo nemmeno tanto tardi, verso le due-due e mezza. Credo che lavesse anche più voglia della sottoscritta. Io però in moto dietro di lui, nel viaggio verso casa, stavo cominciando davvero a smaniare. Da un po' di tempo, cioè da quando potevo non indossare i collant e non portare pantaloni, Felix aveva preso l'abitudine di dirmi di togliere le mutandine. Poteva farlo in qualsiasi momento, all'inizio della serata o alla fine, in un locale come all'aperto. Non avevo particolari problemi, mi sembrava semmai strano farlo a richiesta, poi ci presi gusto e quasi attendevo con ansia il momento. Quella notte mi disse di farlo mentre ci avviavamo alla moto, non fu semplicissimo trovare un angolino. Anziché metterle in borsa avevo cominciato a consegnargliele, come se simbolicamente gli consegnassi anche ciò che fino a quel momento avevano coperto. Lo feci anche allora, ridacchiando come al solito. Indossavo un vestito non cortissimo e una giacchetta, ma seduta in ...
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