Scopamico 2/3 - Consapevolezza
Data: 01/07/2018,
Categorie:
Etero
Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti
... e dissi "ora mi scopi, e mentre mi scopi mi dici che sono una troia e mi metti un dito nel culo...". Da quella sera fecero la loro entrée gli insulti, le dita nel buchino e, su sua iniziativa, gli sculaccioni, che scoprii piacermi moltissimo e non solo mentre si scopava. E darmeli, forte, piaceva anche a lui. Soprattutto, mi disse, per i suoni che facevo e i modi in cui mi contorcevo per sopportare il bruciore sulle natiche. Gli piaceva, specificò per prendermi in giro, vedere che la prendevo “sportivamente”.
Conobbi anche Valeria, naturalmente. Era simpatica, ma non diventammo mai realmente amiche, anche se qualche volta organizzammo delle serate tutti insieme. Io ero più che altro interessata a Felix, a stare con lui e a scoparci. Con l’andare dei mesi i nostri incontri presero il ritmo di uno a settimana, o anche due settimane, ma i primi tempi la nostra frequentazione fu parecchio intensa e, soprattutto, dominata dalla voglia di scatenarci alle fantasie erotiche. Anzi, una vera e propria esplosione di fantasie erotiche. Ci veniva più facile quando la casa era libera, ovviamente, il che purtroppo non avveniva spesso. Ma anche chiusi nella sua stanza, beh… bisogna dire che ce la cavavamo abbastanza. Facevamo cose che non avevamo mai fatto, o che l’uno “insegnava” all’altra e viceversa. O magari, all’insaputa l’una dell’altro, ci ispiravamo a Youporn. Io l’ho fatto, lo confesso. Tutto però con grande leggerezza e alla ricerca del divertimento, del piacere. In effetti ...
... ridevamo sempre parecchio, era una figata assoluta.
Provavo gusto a fare la geisha, la schiava, gli dicevo spesso che ero la sua puttana Questo accadeva il più delle volte, ma non era raro che i ruoli si invertissero e fosse lui quello chiamato a “obbedire”. Oppure non accadeva niente del genere e andavo semplicemente a casa sua attendendo il momento che mi spogliasse, mi salisse sopra e entrasse dentro. Anche quella era una bella cosa, anzi. C’erano volte che andavo da lui e mentre mi domandava se avessi mangiato o se volessi qualcosa da bere mi denudavo anche solo la parte di sotto e mi stendevo sul letto sorridendogli in silenzio. Sottotesto: i convenevoli dopo, ora dammi il cazzo.
Quello che voglio dire, insomma, è che non c’era niente di prestabilito o di forzato, c’era semmai la voglia di fottere e di giocare. E c’erano naturalmente un sacco di “prime volte”.
Legarci e bendarci, per esempio, era un modo per divertirsi a chi-comanda-chi, io non l’avevo mai fatto anche se ci avevo pensato. Mi convinse a fare zozzerie assurde con la panna e la nutella e io lo indussi a provare a vedere cosa sarebbe successo usando del ghiaccio. Nella sua camera c’era uno specchio angolare, mi volle scopare in piedi lì davanti, con le mani appoggiate alle pareti: guardarsi fu una rivelazione, non avevo mai fatto neanche quello. Una sera che eravamo soli in casa, nel salone, smisi di succhiarglielo e mi andai a mettere a novanta gradi sul tavolo, abbassandomi leggings e mutandine e ...