1. La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.


    Data: 23/06/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... voleva, esigeva, che si palesasse una scelta accettabile. Una scelta che lei poteva accettare. E ne aveva in mente una sola. Una soltanto, che di fatto sapeva, lui avrebbe odiato. Ma che avrebbe, forse, capito. -Serena!-, esclamò Nimandeo Feral. La giovane alzò lo sguardo. La mano di Nimandeo era sulla sua. Calda, callosa. Una mano da popolano. Lei prese fiato, per dire le quattro parole più importanti e forse le ultime di tutta la sua vita. Dentro di lei, le difese che aveva eretto attorno a sé, barriere di orgoglio, di ferocia, di mera volontà, si tesero all’estremo. -Io ti ho tradito.-, disse. Vide il viso di Nimandeo contrarsi nella sorpresa. Le barriere esplosero dentro Serena. Fu come se improvvisamente un vento tempestoso le scuotesse l’anima, flagellando strati su strati di vita, anni interi lacerati alla luce di un emozione così forte da essere insopportabile. Durò un lunghissimo istante. Poi le lacrime tracimarono e Serena Prima si mise a piangere.
    
    Nimandeo rimase inchiodato da quelle parole. Poi si alzò. Esattamente in quell’istante, Serena prese a singhiozzare, piangendo in modo così vero da far male. “È bellissima anche ora…”, pensò. Ma su quel pensiero aleggiavano le sue parole: di che tradimento parlava Serena. Cos’era? Di cosa si trattava? Girò oltre il tavolo, giungendole a fianco. Le posò una mano sulla spalla. La tirò a sé, abbracciandola.
    
    Serena non reagì all’abbraccio. Il petto di Nimandeo le parve un rifugio naturale, di cui però non si sentiva ...
    ... degna, per nulla. Si strappò a quel conforto. “Non me lo merito! Non me lo merito! Andrò verso la fine con fierezza… Da sola.”, pensò. -Io ti ho tradito, Nimandeo. Sin dal primo momento, sin dal primo istante. Ti ho tradito perché non servivo te, ma me stessa e coloro che, come me, ambiscono al ristabilirsi della linea di sangue di Janus.-, disse tra i singhiozzi. -Tu…-, sussurrò lui, -Perché? Come?-, chiese, incapace di capire. -Io sono Serena Prima, figlia di Itarus Primo e Sveva Prima Aurica. Mia madre fu figlia di Norio Bolinus Aurico, a sua volta figlio di altri, a risalire sino a uno dei figli del Secondo Imperator. Questo sono, e ce ne sono altri come me. Siamo la Stirpe, la Cerchia, i figli e le figlie dimenticate di Roma e di Licanes, un patto di sangue che trascende i secoli.-, disse. Ora non piangeva più, le lacrime erano finite e ogni parola le pareva un passo, sofferente, verso una liberazione così bramata… -Manipolammo nell’ombra per secoli, tra regni e regnanti, per preparare il momento in cui, nel Caos in cui l’Impero fu fagocitato, avremmo potuto rivendicare il Trono. E guidare il mondo alla prosperità sotto l’egida e il dominio di Roma.-, spiegò Serena. -Ma… perché?-, chiese Nimandeo dopo un lungo istante. -Perché ora?-, domandò. Serena non riuscì, semplicemente non riuscì ad articolare una frase chiara. Poi infine, si decise. Trovò le parole. -L’assassino non ti fu mandato da Calus, ma da un nostro agente. E io avevo il dovere oggi, di avvelenarti, prendendo ...
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