La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Sebbene i generali e i comandanti lealisti sperassero in un confronto in campo aperto, furono delusi: le forze di Serena Prima colpivano rapide, per poi tornare a svanire, come la bruma al mattino primaverile.
Serena Prima diede l’ordine di attaccare. Avanzò insieme alla sua guardia personale. La sabbia del deserto turbinava attorno a loro, infastidiva e impacciava i movimenti. Ma la giovane e i suoi uomini erano determinati, e preparati. Cosa che i lealisti di Amsio Calus non potevano dire di essere. Giorni di false ritirate, imboscate e attacchi notturni avevano ridotto la Legione del giovane Gneo Marcagio, figlio di Paolo Marcagio, Proconsole di Antolica, un’ombra della sua precedente potenza. A centinaia erano morti in attacchi e imboscate, attirati su trappole preparate prima, sfoltiti dalla malattia, decimati da fame, sete e sortite dei nemici. Serena e i suoi avevano subito poche perdite, ma anche loro accusavano la stanchezza, sebbene minore. Ma i loro nemici erano messi ben peggio: pressato da ogni parte, il centro non teneva. Le frecce delle Amazzoni, scagliate con furia e rapidità, trapassavano loricae e uomini. La risposta dei legionari furono salve di armi energetiche. Alcune delle guerriere caddero. Le altre ripiegarono in buon ordine. Serena annuì. Diede l’ordine di proseguire. I mercenari di Sarmatica Major erano armati di fucili automatici. Si erano mossi lentamente, avvicinatisi al nemico con estrema prudenza, con la pazienza dei predatori. Quando si ...
... alzarono e spararono, l’avversario concentrato sulle amazzoni non riuscì a reagire. Alcuni si gettarono a terra, altri urlarono, ma tutti incassarono i colpi. Il vexillifero della coorte decimata dei lealisti urlava. Alcuni rispondevano. Iniziarono a cantare. Serena annuì. Riconobbe il Moripatres, l’inno dei guerrieri che chiedevano una morte onorevole, iniziò a levarsi dalle fila nemiche. Lei avrebbe dovuto onorarli. Avrebbe dovuto caricare, o offrire loro la resa. I suoi uomini agirono per primi. Troppo l’odio, troppa la rabbia, troppa la stanchezza. Spararono ad alzo zero. Seppellirono quel coro di eroi sotto salve di fuoco. Il coro si spense. E Serena Prima osservò quello scempio, piangendo lacrime mute.
Nimandeo Feral aveva guidato l’ultima carica. Il legato nemico, asserragliato tra i suoi uomini circondati dai morti, ancora fiero, ancora sprezzante, lo guardava. Nimandeo annuì. -Gneo. Ave.-, disse, -Ti offro di avere salva la vita e tornare in patria, con i tuoi uomini.-. -Perché?-, chiese il giovane. Non aveva neppure trent’anni. Un imbelle che aveva condotto al massacro i suoi soldati, fiducioso di trionfare su un nemico ritenuto sin da principio inferiore. E ora eccolo lì, la lorica ammaccata, l’elmo perso, la lama in mano, la posa stanca, ma ancora voleva resistere. -Sei giovane. E giovani erano molti dei tuoi uomini. Sei stato folle a volermi seguire tra queste steppe. Le conosciamo bene, meglio di te e dei tuoi uomini. Ma hai voluto tentare. Potevi usare i mezzi ...