La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... tanti altri dei festanti soldati e mercenari erano mossi dalla mera celebrazione della vittoria ottenuta. Lei… no. “Ho permesso a questi selvaggi di rendere i miei uomini come loro…”, pensò. -Mia signora?-, Aisha, una delle ancelle di Nimandeo la scosse dai suoi pensieri. -È pronta la cena, mia signora.-, disse. Serena scosse il capo. -Perdonami… non ho molta fame. Raggiungerò la mia tenda per riposare, ti prego di riferirlo a Nimandeo, con le mie scuse.-, disse. In realtà, andava verso la sua tenda per ben altre ragioni, la prima era riflettere su come agire. Scivolò tra la folla festante, salutò alcuni suoi uomini e, adducendo alla stanchezza di quella campagna che l’aveva infine vista vittoriosa, varcò la soglia della propria tenda.
Giunta che fu alla tenda, si tolse la corazza, da sola. Aveva richiesto che nessuno la aiutasse in quell’atto, preferendo la meditazione dell’attività al pigro farsi servire. Tolta che fu la corazza, rimase in sottovesti, a osservare un punto buio della tenda. -Esci, avanti.-, disse. L’ombra si mosse. Un uomo in vesti scure, da popolano. Ma Serena lo conosceva bene. Era Asrufio, uno dei membri della Stirpe. -Ave, Serena Prima. I tuoi uomini sono alquanto decisi a festeggiare, cosa che ha reso la mia infiltrazione ben più facile.-, disse. Era un uomo brutto, i lineamenti sbozzati, il viso taurino, il corpo muscoloso ma privo di qualunque accenno di reale bellezza. I capelli erano stopposi e unticci. Asrufio però era uno da non ...
... sottovalutare. Era una spia. Di quelle brave, Serena doveva alle sue informazioni la recente strategia contro i lealisti. -Di certo non sei qui solo a mostrarmi le tue capacità.-, disse Serena. -No.-, ammise l’uomo. Non chiese da bere né da mangiare e la donna sapeva che sarebbe stato suo dovere offrirne. Ma le leggi di Licanes erano così distanti da quelle terre. -La tua vittoria ha reso folle d’ira il padre del nostro ingenuo Legato.-, disse la spia. -Questo lo immaginavo.-, rispose Serena Prima. -Così come forse immaginavi che mi abbia chiesto di uccidere te… e Nimandeo Feral.-, disse Asrufio. Serena non si scompose. Lo fissò, più annoiata che realmente impaurita. -Suppongo che tu me lo stia dicendo per una ragione.-, disse. Aveva un brutto presentimento. Improvvisamente, si sentiva esposta a un freddo vento. La temperatura nella tenda pareva calata, a dispetto dei bracieri che ardevano e delle stuoie che formavano un pavimento più che confortevole. -Sappiamo entrambi che non ti ucciderò, Serena. Sei vitale per la nostra opera, mai come oggi tuttavia necessitiamo di un tuo segno di lealtà.-, disse Asrufio. -E di cosa staresti parlando?-, chiese Serena Prima. Non capiva. O meglio, sospettava. -Nimandeo Feral deve morire. E devi essere tu a ucciderlo. Ho con me un veleno: ne bastano quattro gocce nelle sue bevande o sul suo cibo e perirà come se il suo cuore fosse venuto meno. Un eroe stroncato anzitempo dal fato, come è poetico! Così tu potrai prendere il comando delle sue forze. Ti ...