1. La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.


    Data: 23/06/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... Sospirò. -Che succede?-, chiese, -Abbiamo vinto, trionfato. La via per l’Antolica Inferiore è aperta!-. -Lo é.-, ammise Serena. Mangiò poche cucchiaiate di zuppa, evitando la carne e non toccò la birra. Nimandeo la fissò, confuso. -È per i morti? Per la fine dei legionari lealisti? So che i tuoi uomini non hanno concesso loro una morte secondo tradizione.-, si sforzò di capire, di ridurre la distanza tra loro. Serena tacque, per un lungo istante. Nimandeo osò alzare una mano, porla su quella di lei. -È terribile, lo so. Spesso la guerra obbliga anche a questo, trasforma gli uomini e le donne in bestie sanguinarie senza criterio. Penso però che tu già lo sappia. Ma i tuoi uomini… erano adirati. È sicuro che la loro ira li abbia portati a tanto.-, disse. Lo sguardo di Serena dardeggiò lungo la sala. Nimandeo Feral sospirò. -Uscite tutti. Tranne Serena Prima non voglio nessuno qui.-, ordinò. -Signore?-, chiese l’Amazzone, titubante. -Tutti, Kalitha. Nessuno escluso.-, ordinò di nuovo Nimandeo. Uscirono tutti. -Ora siamo soli.-, disse dopo che tutti ebbero lasciato la tenda. Serena tacque. -Parlami.-, sussurrò lui, -Ti prego.-.
    
    Serena Prima stava vivendo un conflitto interiore terribile. Da una parte c’era il suo dovere per la Stirpe. Per il lignaggio che aveva a lungo servito. Uno scopo, uno scopo enorme, più grande di lei e di tutti loro, questo l’attendeva. E il prezzo era… la sua anima. Ora capiva cos’aveva provato Aristarda Nera quando, molto tempo prima, le aveva ...
    ... proposto di consegnare Alexander Varus e la Prima Lama in cambio della sua defezione. Serena sapeva di aver compiuto atti dubbi, ma mai, mai aveva svenduto il suo onore. Eppure… l’alternativa era mortalmente, brutalmente semplice. Se non avesse ucciso Nimandeo avrebbe avuto contro la Cerchia, Aristarda Nera, Calus e anche i Justicarii. Tutto il mondo contro Serena Prima. Da quel lato era semplice autoconservazione. Tanto più che Nimandeo Feral era un barbaro. Si vestiva, comportava e mangiava da barbaro. Non era un Romaneo, non più. Non era degno di esserlo. La morte sarebbe potuta essere vista come una liberazione. Sull’altro piatto della bilancia c’era la sua integrità. Rinnegare la Stirpe, l’Impero, restare con Nimandeo, divenire una barbara a sua volta. Bere quelle bevande fermentate così strane, mangiar carne e lasciare che le mani di giovani ancelle compiacenti la massaggiassero. Ma… senza uno scopo. Nimandeo non voleva il Trono. Gli bastava starsene da solo, regnante di un regno suo che nulla aveva a che spartire con l’Impero, lontano dalle lotte, dalle congiure, da un Trono che, sebbene ancora in piedi era ormai divenuto repellente. Parole come “lascito degli avi”, “mandato del Cielo”, “retaggio” e “dovere” non avevano presa alcuna su di lui, se non quella che lui poteva dire di volere. Serena ingoiò una cucchiaiata di zuppa senza neppure sentirne il sapore. “Che scelta… Tradirlo e tradire me stessa, o tradire tutto ciò che sono”, pensò. Non c’era una scelta giusta. Ma lei ...
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