1. La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.


    Data: 23/06/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... esplodere prima del tempo. Sentirla implorarlo era stato lo sprone definitivo. Era affondato dentro di lei. Arrivato sino in fondo la sentì avvinghiarsi a lui, avvolgerlo, assorbirlo, assolverlo… Un amplesso che aveva qualcosa di magico, di mistico. Era quello l’amore? Gli somigliava molto, da come lo avevano spesso descritto i poeti. Uscì quasi totalmente e rientrò, incominciando una serie di colpi che lo portarono ad accompagnare Serena Prima a un secondo, formidabile orgasmo. La giovane ora gemeva, usando gambe e braccia per attirarlo, imprigionarlo, e mai Nimandeo aveva bramato tanto la prigionia. Le unghie di Serena gli graffiarono la schiena. Lui continuò, continuò. E quando la conclusione avvenne, quando sentì il godimento giungere fu come se improvvisamente una tempesta lo avvolgesse. Stretto a Serena, godette con lei, in lei. E con lei respirò nuovi respiri, radi, rapidi, il cuore in subbuglio, l’animo così limpido come non era stato da tempo immemore. La guardò e seppe, con assoluta chiarezza di aver trovato ciò che a lungo aveva cercato. Un rifugio dalla tempesta. Un’anima affine alla sua. Come se infiniti anni di solitudine, fossero d’un tratto terminati.
    
    All’indomani, Serena Prima uscì dalla tenda. L’esercito era schierato a lutto. Nimandeo Feral era morto, si diceva. Ora obbediva interamente a lei. Asrufio la aspettava fuori dal campo. Sorrise. -Bene! Vedo che la Cerchia ha fatto bene a fidarsi di te. Fedele sino in fondo, eh?-, chiese. -Sì.-, ora non c’era ...
    ... incertezza. Nessuna nel tono di Serena. Avvolta nel mantello bianco, in simbolo di lutto, osservava Asrufio con rabbia. -Beh, era ora! Ora, per quanto riguarda le prossime mosse…-, iniziò lui. -Sembri stanco, Asrufio. E so che con te vi sono altri uomini. Uomini della Cerchia.-, disse Serena. La spia annuì. -Vi prego di seguirmi al campo: vi offrirò cibo e riposo.-, disse lei. Non attese risposta. La seguirono. Circospetti ma la seguirono. Sino alla tenda del comando. Non sfuggì ai nuovi arrivati che i soldati parevano troppo presi nei loro doversi per fare domande. Erigevano una pira funebre. La slama di Nimandeo Feral era coperta da un velo bianco. Sacerdotesse del Kelreas, vestali della Dea Madre, lo vegliavano, insieme alla sua guardia. Entrati nella tenda, Serena si accomodò sul trono che era stato di Nimandeo Feral. -Ora… possiamo parlare.-, disse Serena. Ordinò a uno schiavo di portare da bere. Asrufio bevve. Ma il vino terminò dopo un bicchiere. E l’uomo sorrise. Ottimo vino! Sorrise. E improvvisamente li vide. Uomini quattro. Due uomini e due donne. Avvolti da impermeabili in pelle, cappe scure. Le loro lame erano note. Tantō. Si mossero sorprendentemente rapidi. I suoi compagni cercarono di reagire la ma la lotta fu breve. Brevissima. I quattro Justicarii ebbero presto ragione dei nemici, l’unica a venire risparmiata fu una donna dai tratti anatolici. E Asrufio. Che guardò Serena. -Traditrice! Puttana! Cosa ti hanno promesso?-, le parole parevano sputate. -Niente. ...