1. La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.


    Data: 23/06/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... Se tu avessi un’arma, sono certa che…-, sussurrò. -Nessuna menzogna, Serena. Solo la verità. Potrei anche essere armato, ma non riusciresti a uccidermi, non più di quanto io riuscirei ad alzare la mia lama su di te.-, rispose lui. -Ma…-, Serena farfugliò qualcosa.
    
    Il cervello di Serena Prima accavallò nozioni su nozioni, rigettò universi di dogma, di convenzioni, di ciarpame. Si odiò. Improvvisamente, si accorse di star per piangere ancora. Era armata, lui no. E non si sarebbe difeso. Le stava offrendo la sua vita. Ma non poteva. Non poteva ucciderlo, neanche se questo avesse significato perdere tutto ciò che poteva. Non poteva perché… Perché guardarlo le faceva male, e bene. Perché guardandolo vedeva un campione, un semideo, un uomo che non poteva, semplicemente non poteva odiare. Ci aveva provato, il Cielo sapeva quanto!, ma non c’era verso. Non poteva. Si accorse di star parlando, inanellando frasi dopo frasi assurde, giustificazioni, scuse, un flusso di parole, una sequela di emozioni verbalizzate talmente compresse da esplodere. Poi si accorse di qualcos’altro. Nimandeo si era fatto più vicino. Una parte di lei si domandò se, a furia di parlare, qualcosa si fosse rotto. Se avesse deciso di agire, di ucciderla. Notò che la sua mano ora le teneva il braccio armato, ma senza la forza necessaria a bloccare un colpo. Ma allora…? Tutte le domande si disintegrarono quando le labbra di Nimandeo Feral finalmente si congiunsero alle sue. Tutte le frasi ebbero fine, e tutte le ...
    ... menzogne. In un istante lungo una vita, l’eternità parve schiudersi a Serena Prima. Ma per la prima volta, tutto ciò che voleva era lì, nel presente. Si abbandonò contro Nimandeo, il Tantō che cadeva dalla mano mentre lui la stringeva. La Stirpe, l’Impero, il dovere… tutto si compresse in una sfera talmente minuscola da essere un granello di polvere nell’infinito. Il loro bacio occupava tutto l’universo. Tutto il presente e tutto il passato. Sentì le mani di Nimandeo Feral sulla schiena. La stringeva piano, ma con fermezza. Lei si sorprese a sentire qualcosa. Un fuoco, un calore che mai un uomo aveva saputo risvegliarle dentro. Pensò a Eria, a tutte le altre donne che aveva amato. E scoprì che… non significavano più nulla. Ora c’era lui. Lui e lei. Sentì la bocca di Nimandeo Feral lungo il collo, volta a baciare punti che sapeva essere sensibili. Brividi presero a correre lungo la spina dorsale. Poi… Poi si accorse di star facendo lo stesso, di stargli baciando il petto. Il fuoco divenne brama, languore. Come se, dopo aver tanto vagato spezzata, divisa, avesse ritrovato una parte di sé.
    
    Nimandeo Feral aveva sognato quel momento. Sin da quando l’aveva vista aveva desiderato solo quello. Nelle loro conversazioni aveva sperato in uno spiraglio, atteso, pazientato. Aveva disertato molte sue cortigiane da quando Serena Prima era entrata al suo servizio. Perché era lei che, apparendo da terre di cui quasi non serbava ricordo alcuno, aveva ridato un senso al battito del suo cuore. ...
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