La Caduta. Atto Quattordicesimo. Di Serena Prima, Nimandeo Feral e di ciò che fu.
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Baciò la pelle della giovane in corrispondenza alla base del corpo. Cercò la spilla della toga. La trovò. Esercitò una lieve pressione. L’abito cadde. Serena sorrise. E Nimandeo la vide. I suoi tatuaggi aggiungevano bellezza e mistero a un corpo già stupendo, ancora intatto e privo di cicatrici di guerra. Rimase in contemplazione dei seni di lei per un istante. Poi sorrise. Lei sorrise. Allungò una mano. Sciolse un nodo. La veste di Nimandeo si aprì. Lui se la tolse. Il torace muscoloso accolse il lieve tocco delle dita di Serena con trepidazione. E l’uomo prese a baciarle i seni, come un neonato bramoso di latte. Serena lo strinse a sé, gemendo appena. Poi scese piano sul petto. La giovane lo lasciò. Mosse appena un passo. La veste si svolse totalmente. Ora, salvo le calzature, Serena Prima si mostrava in tutta la sua nuda beltà. Nimandeo sorrise. Ringraziò gli Dei per quel dono. Per avergli accordato quella grazia. Lei guardò i suoi calzoni. Li tolse piano. Nudi, uno davanti all’altra, parvero prendere un lunghissimo istante solo per riconoscersi, per osservarsi, per assaporare con gli occhi. Poi, lentamente, si avvicinarono. Serena Prima seguì le sue cicatrici, baciò e sfiorò quei segni come lui prese a contemplare e accarezzare i suoi tatuaggi. Raggiunsero il talamo con passi incerti, abbracciati, frementi. Serena fu adagiata sul letto. Nimandeo si chinò tra le sue cosce. Lei parve irrigidirsi. Lui annuì, più a sé stesso che a lei. Incominciò a baciarla. Cosce, pube, ...
... ombelico, poi sempre più in dentro, sempre più precisamente, sempre più vicino al centro del di lei piacere. Quando iniziò a vezzeggiare la vulva, Serena gemeva. Anche Nimandeo era desideroso di lei, enormemente. Ma si controllò e prese a onorarla, piano, con pazienza. La sentì contrarsi piano, fremere al suo tocco.
Serena Prima era in paradiso, gli occhi chiusi, poi aperti, assaporava le sensazioni travolta da quel piacere. Non pensava che un uomo ne sarebbe mai stato capace. Ma Nimandeo non era un uomo qualunque. Sentì il piacere travolgerla come un’onda di mare. Scossa come un giunco dal vento godette. Cercò la carne dell’uomo. Lui la baciò. La sua bocca sapeva di lei. Trovò il suo sesso. Era grosso. Le avrebbe fatto male? Improvvisamente si accorse che non le importava: sarebbe volentieri morta per sua mano, ogni altra sofferenza sarebbe stata tollerabile, e la sofferenza dell’amore era quella cui lei maggiormente anelava! Si stese sulla schiena, fremente. Toccò appena tra le cosce. Era pronta. E anche lui. Si mise tra le sue cosce, il sesso rigido impugnato, preparato. Le passò il glande sulla vulva, sfiorando il clitoride, strappandole altri versi di godimento. -Dentro… ti prego…-, sussurrò Serena. Non avrebbe resistito senza sentirlo in sé. Quando la penetrò la sofferenza fu solo un istante, una parentesi infinitesimale nell’oceano di piacere che la sommerse.
Nimandeo Feral era un buon amante, ma, davanti alla vulva di Serena Prima, aperta e pronta, aveva temuto di ...