In vacanza, in spiaggia, leggo un libro (part 1)
Data: 18/05/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: tamerlano_, Fonte: Annunci69
Su una spiaggia per famiglie come quella da sola non ci sarei mai andata. Normalmente.
Sono una ragazza socievole e sociale, ma anche timida. Per questo avevo accettato di fare quel viaggio in Salento con Tiziana: spigliata, simpatica, una PR mancata.
Avevo però sottovalutato che Tiziana è anche un animale da discoteca: la mattina è knock-out. Ma, per diamine, siamo venute al mare, ed io andrò al mare!
La spiaggia e’ affollata di tavoli, ombrelloni e bottiglie di te’.
All’arrivo, l’onda d’urto degli sguardi maschili mi investe mentre mi sfilo gli abiti di dosso sfoggiando il nuovo bikini rosso (non dovevo ascoltare Tiziana: quello slip risalta troppo il mio sedere).
Metto su gli occhiali da vista, prendo il mio libro e lo apro, cercando una posizione che non dia adito ad ulteriori voli pindarici delle numerose linee patriarcali tutt’attorno a me.
Sono una bella ragazza. Lo so. Non me ne vanto mai e non sono esibizionista. In genere non dò sfoggio delle mie curve, ma le tante ore in palestra ed un buon corredo genetico mi hanno regalato un sedere marmoreo che inevitabilmente attira più sguardi di quanto vorrei. Forse anche per via dei fianchi sottili e della linea arcuata della schiena, regalo, quelli, dei dieci anni di danza.
E poi il mio seno sta perennemente su, anche a 32 anni. Potrei tranquillamente fare a meno del reggiseno, ma lo uso lo stesso, perché i miei capezzoli tendono ad indurirsi facilmente e diventano troppo visibili, ingenerando ...
... vagonate di imbarazzo che mi fanno arrossire con una precisione snervante.
Ho il nasino all’insù, come in una canzone francese, lineamenti delicati, occhi chiari, capelli bruni ricci e pelle piuttosto scura. Più di qualcuno mi ha detto, pensando di adularmi, che somiglio ad un personaggio di Milo Manara e nel momento stesso in cui me lo hanno detto ho capito cosa sperassero di ottenere da me.
Ecco il motivo di quegli sguardi sincronizzati di due o tre generazioni di uomini, seguiti da gomitate e guardatacce da parte dell’intero sistema matriarcale che silenziosamente dirige queste province meridionali.
Quando, finalmente, l’entusiasmo del momento svanisce e mi sento meno osservata, mi rilasso in una posizione più comoda: seduta, con le gambe incrociate ed il libro posato in mezzo alle cosce, spalle incurvate, così che il mio largo cappello fornisca l’ombra che mi serve per leggere.
Alzo lo sguardo per guardare il mare ed incrocio degli occhi che continuano a scrutarmi da sotto l’ombrellone vicino. È un gruppo composto da più famiglie. Per farvi capire: donne robuste con braccia spugnose, gruppo di figli che va dai cinque ai venti anni, mariti in slippino ed addomi tanto rigidi quanto sformati.
Quei due occhi però no. Sopracciglia folte, pelle affumicata da un lavoro pesante, forse di muratore o da pescatore, sguardo torvo, poco incline al sorriso. Sopra i 50 anni sicuramente, ma con un corpo grezzamente asciutto, parzialmente coperto da una camicia sbottonata, ...