1. In vacanza, in spiaggia, leggo un libro (part 1)


    Data: 18/05/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: tamerlano_, Fonte: Annunci69

    ... Non ho bisogno di guardarlo. So chi è.
    
    “Ok ma lasciami ora”.
    
    Le mie gambe non stanno facendo alcuno sforzo per nuotare. Bastano le sue braccia.
    
    Sento invece le sue gambe muoversi con forza controllata.
    
    Lotto per un po’, cerco di divincolarmi, ma lui non molla la presa.
    
    “Tranquilla, sei al sicuro”.
    
    La pelle liscia di lui sembra cromata dal mare, è vellutata quasi come i suoi occhi chiari.
    
    Noto il suo braccio asciutto che mi tiene con delicatezza e fermezza cingendo il mio ventre, giusto sotto il seno. Il bikini si è un po’ spostato, svelando la linea bassa dell’abbronzatura. I capezzoli, spinti in alto dalla pressione del braccio, sono come piccoli coni d’incenso che bruciano sotto il tessuto.
    
    Smetto di lottare, la mia voce recupera la naturale dolcezza.
    
    “Ti ringrazio. Scusa mi sono spaventata”.
    
    Non risponde.
    
    “Puoi lasciarmi andare ora, so nuotare”.
    
    Le mie parole escono lentamente. Sempre più lentamente, mentre prendo gradualmente coscienza dell’erezione che spinge contro il mio sedere. L’ultima parola che pronuncio è un sussurro, accompagnato da una sua mano che aderisce alle mie costole, percorrendole verso l’alto, insinuandosi sotto il bikini, fino al capezzolo.
    
    Sussulto con imbarazzo, tirando in su il mento. Non c’è resistenza nella mia reazione. Dal capezzolo si irradiano scosse che raggiungono ogni centimetro della mia pelle.
    
    Allento i tendini, lascio che il mio sedere si poggi su quell’erezione portentosa che lo ...
    ... brama.
    
    Gemo.
    
    Poi però mi riprendo.
    
    Metto a fuoco la situazione. Sono una ragazza di trentadue anni e lui è un ragazzino di venti che mi ha teso un’imboscata. Non sarò una delle turiste arrapate che si fanno scopare per hobby.
    
    “BASTA”, lancio una gomitata patetica dietro di me.
    
    “Lasciami o ti denuncio. Per chi mi hai presa?”. Ricomincio a divincolarmi, so che così rischio di spingere entrambi sul fondo, ma non mi interessa. Non posso sperare che qualcuno ci veda, la corrente ci ha spinti dietro un gruppo di rocce.
    
    Più mi divincolo, più le sue mani mi toccano. Non è lui che si muove, sono io, ma non me ne rendo conto. Lui è stabile, imperturbabile, lascia che il mio corpo porti le sue mani dove io non le vorrei. È così che in pochi secondi sono sui miei seni, il bikini completamente fuori posto, il mio sedere ripetutamente “colpito” dalla sua verga. Basta che una sua mano si riassesti scivolando più in basso perché’ si trasformi in una morsa strettissima attorno al mio bacino, che mi tiene ancora di più pressata contro il suo corpo, ancora più spinta verso la sua erezione. Inizio a sentirla distintamente battere tra le mie natiche. Credo che il movimento l’abbia liberata dal boxer. Credo di sentire la cappella liscia che sfrega contro il mio interno coscia.
    
    Ora contro la mia vagina.
    
    Urlo senza emettere suoni.
    
    Lotto senza liberarmi.
    
    Resisto senza smettere di bagnarmi dentro.
    
    Sono fuori di me. E non mi rendo conto che non sto lottando affatto, ma che invece il ...
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