1. Eneide Postmoderno – Della resa dei conti


    Data: 22/05/2021, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... le tue mani!-, esclamò Janus a Cassius, -Osi ancora negare?-.
    
    Cassius fissò Janus. Come poteva il fato, un tempo benevolo, averlo così abbandonato?Come poteva quell’uomo ancora vincere, nonostante tutte le sofferenze inferte e subite?-E sia allora il fato a decretare il comando! Io ti sfido, Janus! Per le leggi dei nostri avi, ti sfido!-, esclamò Cassius con rabbia. La folla prese a dargli campo ed egli estrasse il coltello.-Coraggio! Vieni! O manderai nuovamente la tua sgualdrina?-, chiese con sprezzo.-Sebbene io sia convinto che tu non sia degno di quest’onore, non mi esimerò dalla sfida.-, disse Janus, -Mandai Maghera contro Parceval poiché così voleva il Cielo.-.-E allora vediamo cosa vuole sino in fondo!-, esclamò Cassius. Janus annuì.Sguainò il pugnale, entrò nel quadrato attorno all’albero maestro e presero a duellare.
    
    Tia si sorpese a pregare. Stretta tra i Licanei, non avrebbe potuto aiutare sebbene lo stesso valesse per chiunque patteggiasse per uno dei due sfidanti. La folla faceva muro, immobile e silente nel vedere i due affondare, schivare, fendere e parare.“Vinci Cassius. Vinci e vendica la mia gente!”, supplicò.
    
    Anche Maghera supplicava la Dea Madre del Kelreas.Implorava piano che l’Esule vincesse rapido, poiché sapeva che i cinque giorni di digiuno e meditazione non gli avevano giovato. Supplicò la Dea con tutta la sua anima, conscia che ormai il suo destino fosse legato a quello dell’uomo che stava battendosi in quello scontro impari.
    
    Cassius ...
    ... sorrise. Janus era debole. Lo vedeva bene. Fese, versando il sangue dell’Esule ledendone il braccio destro. Lui contrattaccò. Fiacco. Troppo fiacco. E troppo debole. Aveva già vinto.Sferrò altri due fendenti. Janus incespicò, evitandoli. Colpì a sua volta.Parò e colpì, colpì e parò. Tutto sommato si stava battendo bene. E, improvvisamente Cassius se ne rese conto: Janus non era lì.
    
    Di fatto, Janus non era lì. Il suo corpo lo era ma la sua mente era scivolata in un non-essere. I monaci Zhen-Shura ne avevano a lungo parlato senza mai riuscire a descriverla e a lungo sedevano in meditazione, assorti al punto tale da poter udire il canto delle sfere celesi, si diceva.In quel momento Janus non era Janus. Non era neppure impegnato in duello contro un avversario e non c’era nessun avversario da abbattere. Deviò una pugnalata senza neppure avere coscienza di starla deviando. Schivò e piroettò. Sorrise senza sorridere. Rise senza realmente farlo.Udì esclamazioni di sorpresa, voci che non sentiva ma capiva perfettamente e non capiva davvero.Improvvisamente, i suoi movimenti presero ad aumentare di velocità. Colpì, costringendo Cassius a schivare Girò su sé stesso, assecondando il moto e colpendo il suo nemico. Il pugnale trapassò il nemico al fianco. Crollò a terra, tenendosi la ferita.-No… no!-, esclamò Cassius. Inutile: la gamba non lo sorresse nel suo alzarsi.Janus sferrò un calcio, disarmando Cassius del pugnale. Gli puntò il suo alla gola.-Fallo. Uccidimi, grande condottiero. ...
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