Beyond the White: Indian Target
Data: 10/05/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Il bar-bordello clandestino diventa la Alamo indiana. Spari e morti, un mattatoio. Scontro demente. E in mezzo al caos, pochi elementi che sanno muoversi, che sanno reagire. La thailandese vede l’uomo, il Giustiziere, salire la scala. Lo vede svanire dall’inquadratura. E vede il resto. Il gruppo dell’uomo sale le scale. E qualcosa viene lanciato dentro. Granate Flashbang. Il bagliore bianco acceca tutto, telecamera inclusa. Quando però la visuale ritorna, Shaibat vede. Uniformi nere, mimetiche da ambiente urbano. Armi corte, mitra MP5. Commando. No, forze speciali indiane. I Gatti Neri. Unità d’elité, addestrata quasi al livello del Special Air Service britannico. Shaibat cerca dati. Nomi. Niente. Gli spettri in nero non hanno nomi, non hanno volto. La telecamera riprende ancora. Spari. Uno dei commando, in testa al gruppo, si vede il passamontagna sfiorato da un proiettile. Salgono le scale. Due di loro scendono poco dopo. Agenti della polizia in khaki entrano dalla porta. Armi spianate, imprecazioni. Vincitori di una battaglia non combattuta da loro. In realtà, la polizia le ha prese non poco. I due Gatti Neri scortano una ragazza avvolta in un telo. Giovane. Meno di vent’anni, bella. E sotto shock. Shaibat non sa chi sia, ma sa perché la guardano, perché non lasciano che nessuno si avvicini. È una testimone. Lo capisce. E capisce anche altro. Cerca tra i volti dei commando. Nessuno toglie il mephisto. Tranne una. Una donna. Carnagione leggermente scura. Viso armonioso, ...
... occhi furenti. Shaibat blocca. Shaibat isola. Lavora di tastiera. Il tablet non sarebbe adatto a fare ciò e darebbe la sua gamba destra per aver lì il suo computer. Ma invia ugualmente il tutto a Marco Poretti con una richiesta. Dopodiché, spegne il tablet. Si scosse e guardò l’ora. Tarda… Sbadigliò. Aveva già mangiato e si era lavata. Si stese a letto dopo alcuni esercizi ginnici, cercando di riposare.
Frank Horst e Miryam avevano parlato mentre mangiavano seduti a bordo del letto. Inizialmente di cibo. L’israeliana aveva rivelato che aveva già condotto una missione in Pakistan. L’India non pareva troppo diversa. Almeno a livello di cibo era messa meglio, a detta sua. Frank no. Lui aveva raccontato di qualche incarico di protezione V.I.P. in Arabia Saudita e di un compito nient’affatto gradevole in Sudan. Miryam pareva intuire il suo disagio. Frank spostò la conversazione su altro. -Perché il Mossad?-, chiese. Lei sorrise. -Beh, sono stati loro a cercarmi. Ma dopo una faccenda avvenuta qualche anno fa… Diciamo che mi sono resa conto della falsità del mito del Popolo Eletto.-, disse. -Quel roveto ardente non mi pareva troppo d’accordo…-, commentò Frank con un ghigno. -Beh, all’epoca forse c’era speranza.-, ammise Miryam con un sorriso complice. Quanto complice? Era complicità circoscritta alla conversazione? Frank si scoprì a desiderare che non fosse così. Quella donna gli piaceva. Era tosta. E se la sarebbe fatta volentieri. -E tu? Perché questo lavoro?-, chiese l’israeliana ...