Penne scopate
Data: 27/10/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
... intostarono… Ebbi la sensazione che stavo per sborrare dall’ano, ma giusto un momento prima di oltrepassare il limite, quel diavolo di commesso si fece sotto, estrasse le dita e mi schiantò dentro il suo cazzo tutto intero in un colpo solo! Urlai, ma non di dolore, perché me lo aveva talmente allargato, che ci sarebbe entrato un carro armato con tutto l’equipaggio: urlai per la sorpresa e per il piacere improvviso di sentirmi il culo riempito così di botto.
Senza por tempo in mezzo, il commesso mi avvinghiò le braccia attorno al petto e cominciò a fottermi come un assatanato, ansimandomi sulla nuca e mormorandomi delle porcherie, che non riuscivo ad afferrare nello stato di frenesia erotica in cui ero precipitato.
Il commesso mi fotteva con foga, scorrendomi con la sua mazza dentro e fuori dal culo. In generale non mi piace essere scopato in questo modo, ma devo ammettere che in quel momento, sguaiolando come una cagna in calore, l’unica cosa rilevante era quella mazza che mi scorreva nel budello di momento in momento più grossa… almeno così mi sembrava.
Poi, d’un tratto, con un gemito strozzato, il commesso mi stritolò nel suo abbraccio e con un colpo si abbatté su di me, tenendomelo premuto dentro con forza, mentre la sborra gli si rovesciava fuori, riempiendomi l’ano. Sentivo distintamente le pulsazioni del suo cazzo, mentre i fiotti corposi si rincorrevano lungo la grossa vena, eiettandomisi nell’intestino.
Una volta finito, il commesso lo estrasse ancora ...
... semiduro ed ebbi la sensazione che il suo cazzo non finisse mai di scorrere fuori, mentre automaticamente stringevo lo sfintere, onde evitare incidenti. Lui si tirò su le mutande, rimettendosi dentro il cazzo ormai moscio, sporco e ancora scolante com’era, e trascinandosi tuttora i pantaloni alle caviglie, tornò dietro il bancone.
“Adesso so perfettamente quello che le serve. – disse, porgendomi una penna molto elegante nella sua confezione – E’ un po’ cara, ma le assicuro che ne vale la pena.”
Tornai a casa carico a pallettoni: mi sedetti alla scrivania e scrissi di getto uno dei racconti più belli e porcellosi della mia carriera, che, una volta pubblicato, fu accolto con entusiasmo dai critici e dai lettori.
E a questo, ne seguirono altri: la mia fantasia sembrava inesauribile: i pensieri libidinosi mi si formavano da soli nella mente e appena prendevo in mano la penna, mi fluivano attraverso il braccio per trasformarsi in segni sulla carta, in parole che altri avrebbero letto e per le quali si sarebbero eccitati.
Fu la penna ad esaurirsi: nel volgere di un pese o poco più, il tratto si fece più sbiadito, esitante, a poco a poco la punta inaridita divenne graffiante sul foglio, finché non scrisse più.
Confesso che mi sentii menomato: tornai a scrivere con la vecchia stilografica, ma non ero più io. Provai al computer, ma mi vedevo davanti solo il display tutto bianco. Peggio di un blocco dello scrittore Fu così che decisi di andare a comprare un’altra penna. Ma ...