Preventivo per la polizza auto
Data: 13/09/2020,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Autore: sostantivo, Fonte: RaccontiMilu
... essere stucchevole, rustico ma non grezzo, come una tovaglia a quadretti in una trattoria di borgata.
Mi salì su per le narici peggio della roba da spaccio. L’avessi sentito anche fra cent’anni sono certo che il cazzo mi si sarebbe indurito all’istante. Sono quelle emozioni, che per quanto campassi, non riuscirei mai a dimenticare. Si smemora il volto del compagno di banco delle medie e anche della vicina di pianerottolo ma non si può scordare una cosa del genere.
Quando sbottai della mia besciamella non rimase alcuna traccia visibile. Avevo appena inaugurato la serie: Nadia non sciupa nulla.
“Hai trovato chi ti succhia” concluse così, da spudorata e corse via a piedi nudi, col reggiseno in mano. Fui lasciato lì, come un tarullo stordito, con le mani a coprirmi le vergogne.
Se era vero che il richiamo dei sensi negli adolescenti può essere fortissimo i dieci giorni successivi dimostrarono come sia più potente per chi arrivava ai margini della menopausa, come se l’ultima fetta della torta fosse quella che andava gustata meglio.
Dopo pranzo veniva in camera mia, chiudeva la porta a chiave e mi mormorava, sottovoce: “Son venuta a finire i mestieri”. Era la cultura rurale che diceva che l’uomo viene prima. Cose incistate dentro i geni che nessun collegio svizzero avrebbe mai potuto sradicare. La femmina fa i figli e se il maschio esce col cazzo allegro lavora meglio, fatica più volentieri.
Se avesse avuto un titolo, Nadia sarebbe stato la Gardland del sesso che ...
... non vuol dire porcate a gogo o contorsionismi strani. Come andare in gelateria a farsi un cono e sapere già che panna e cioccolato sono il meglio. Con lei era bocca e figa, e come nelle ricette di cucina qb, quanto basta ossia finché ne avevo voglia ed il sottoscritto aveva alle spalle 31 anni di palle piene e la necessità di scaricarsele spesso.
Non ricordo neanche di averla messa a pecora tanto era il desiderio di sesso puro, senza necessità di alcun artificio geometrico. Lei allargava le cosce ed io glielo infilavo dentro, senza tanti convenevoli. Eravamo come due pezzi del Lego che si sono trovati dentro la scatola, lei giù ed io su senza desiderio d’altro che fosse sentirla sotto di me, di farle avvertire il mio peso, ventre contro ventre, a sfregarle l’epidermide tutta, aderente come un guanto.
E quando quella stazione veniva a noia c’era la capriola ed ecco sim sala bim le posizioni s’invertivano. Il culo sul letto era il mio ed anche il palo della sua personalissima lap dance era ancora e sempre tutto a disposizione. Ci si aggrappava con forza ed io con le mani su quelle chiappe di burro a darle il ritmo. E lì vibrava come corda di viola, le rideva il corpo intero, tutte le trippe: la buzza, le tette e pure il doppio mento tremava quando le martellavo l’utero.
Quello era il mio momento G. Venivo e gliela facevo dentro senza alcun ritegno. Non ricordo d’averla mai sentita dire di aver provato un orgasmo o reclamato qualcosa di più o di diverso. Coi giorni mi ...