Preventivo per la polizza auto
Data: 13/09/2020,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Autore: sostantivo, Fonte: RaccontiMilu
... uovo malvenuto, col guscio fragile, tipo carta velina.
E glielo stavo guardando proprio ora il culo, a Nadia e mi stavano tornando a mente quegli apprezzamenti. Credo mi fosse scappata una smorfia di riso inconsapevole, da cane Muttley.
Nadia stava lavando i piatti e mi chiese spiegazione di quello sghignazzo: “Cosa c’è, hai letto la barzelletta da 5.000 lire?”
“Senti qua, zia: sette verticale: uovo col guscio sottile, sei lettere, la prima è elle”, non so che mi prese ma non riuscii proprio ad evitare di farla, quella domanda non capisco ancora oggi se più scema o provocatoria.
Eravamo soli in cucina, erano le due del pomeriggio ed il sole fuori scottava la pelle. Il resto del parentame preso dall’abbiocco s’era ritirato per la pennica. Nadia non disse una parola, parve ruotare leggermente le spalle, irrigidì la schiena ma poi tornò col capo chino al lavello. Non m’era riuscito di vederla in faccia ma senza essere un termometro si percepiva un improvviso aumento della temperatura.
Era una battuta che in un altro contesto sarebbe stata presa per quel che era, scherzosa, salace o al limite anche sarcastica ma che lì, ne ero certo, aveva preso una coloritura del tutto differente
L’assenza di reazioni esplicite doveva aver incoraggiato la mia faccia di tolla: “Com’è, zia, lo avevate da piccoli, tu e il papà, il pollaio, possibile non ne hai mai visto uno?”. Erano amarezze che affioravano d’improvviso, parole dal passato remoto servite a Natale insieme ad una ...
... fetta di panettone che rivelavano cosa fosse una famiglia italiana: livori, invidie in mezzo a qualche sorriso di circostanza, un posto dove ci si odia come in nessun altra parte al mondo.
Tutta roba, insomma, che avevo fatto tornare a galla e che avrebbe dovuto indurmi ad una maggior riguardo tanto più che pure il sottoscritto ero certo fosse vittima di più d’un pettegolezzo ma invece no. Lo sguardo ce l’avevo fisso lì, sul culo di zia e per la prima volta in vita mia mi accadde di pensare a cosa c’era sotto a quella vestaglia blu. Un aggettivo, mi venne, per spiegarlo: era capiente, nel senso che lì dentro di roba ce ne poteva entrare parecchia. Fantasticavo come fosse portarsela a letto, una femmina democristiana, doveva essere, di quelle che lo fanno, preferibilmente al buio, tenendo le gambe strette.
Eppure a vederla ed a parlarci, la Nadia non pareva nutrisse chissà quale devozione religiosa. Dava l’idea d’essere un cubo di Rubik, da metterci le mani dentro. Un piccolo rompicapo e a trovarci la soluzione, chissà, avrebbe potuto essere motivo di soddisfazione.
Poi ad un certo punto l’acqua cessò di scorrere dentro il lavandino, l’ultima stoviglia fu sistemata nello scolapiatti ed io fui riportato giù dentro il mondo dei comuni mortali.
L’espressione al contempo stizzita ed avvilita con cui zia se ne andò mi lascio lì interdetto. Avevo ecceduto? In fondo poteva essere mia madre e questo ed altri pensieri mi rigirarono dentro la zucca per tutto il pomeriggio. Lo ...