1. Preventivo per la polizza auto


    Data: 13/09/2020, Categorie: Racconti Erotici, Etero Autore: sostantivo, Fonte: RaccontiMilu

    ... passai in camera mia a mangiare patatine ed a guardare il soffitto in cerca di ispirazione dall’alto. E ogni tanto a tastarmi il cazzo. Avevo qualche velleità di erezione senza che nulla di deciso riuscisse mai a prendere corpo, c’erano immagini che tentavano di addensarsi, di gomiti appoggiati sopra il piano cottura, di cosce spalancate come fossero lancette di orologio. Ma erano bolle di sapone che si alzavano, veleggiavano qualche istante per poi sparire dentro il primo imbrunire.
    
    Verso le 20 l’abitazione riprese vita per il rito del pasto serale. Il tintinnare delle posate sui piatti ed il vociare di sottofondo mi trascinarono fuori dal torpore e dal turgore pomeridiani.
    
    Mi diedi una veloce rassettata: lavata di grugno, polo stirata e capelli pettinati e via in sala da pranzo.
    
    Me ne stetti infrattato dietro una selva di bottiglie e di luoghi comuni – fuori, Ugo, non sei convinto che faccia più freschino che dentro?- ed amenità del genere. Ad ogni modo a debita distanza da Nadia che dietro il suo grembiule da combattimento pareva ben dentro la parte della donna di casa. Quando mi passò l’insalata, bastò una parola di circostanza, la segnalazione della mancanza d’aceto, per incrociare le pupille. Avevo sperato sostenesse lo sguardo e coltivato l’illusione di un’intesa segreta ma fu un attimo e si girò altrove. Rimasi lì a disagio, con un piatto a mezz’aria, sciocco per tutti quegli ardori che avevo ruminato in beata solitudine.
    
    Il turbamento che qualche ora ...
    ... prima pareva avergli colorato le guance era svanito o, in realtà, neanche mai esistito. Conservava la sua notoria fisionomia indecifrabile: parca di parole ed espressione vagamente bovina facevano intendere una scarsa propensione alle emozioni, eppure, continuavo a ripetermi, ero solo io il cretino che la pensava diversamente?
    
    Il vino scorreva senza trovare alcuna diga e la cena si protrasse sino alle dieci quando i nipoti proposero un giro a prendere il gelato. In centro c’era un gruppo che suonava la pizzica e quasi tutti s’aggregarono a far tardi.
    
    Restava da sparecchiare, sulla tavola galleggiava di tutto: bucce di melone, scatolette di tonno, tozzi di pane, bicchieri di carta oramai stracciati e ad uno ad uno, in epoca di raccolta differenziata, andavano disciplinatamente smaltiti. E a chi sarebbe toccato? Agli zitelli, disse qualcuno in una risata molesta. Non so perché ma si misero a scherzare che dovessi fargli da valletto, a zia: io senza nessuno a cui badare, Nadia senza alcuno che se la filasse.
    
    Le consegne furono asciutte: “Io riempio la lavastoviglie, tu, ragazzo” e su quel ragazzo, a rimarcare una distanza ci calcò sopra con la voce stile arial black “occupati della monnezza. Il camioncino passa domattina, capito?”.
    
    Senza nulla da aggiungere me ne andai a prendere i sacchi gialli e ne riempii ben tre di ogni possibile schifezza. Da bravo soldato alla conclusione della mia missione tornai a vedere se c’era una medaglia.
    
    Nadia se ne stava lì a fumare, ...
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