007 padre goran. l'oracolo delle rondini
Data: 01/09/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... Per lui mi resi accessibile al dolore sommesso dei singhiozzi, soffocati dalle sue labbra. Erano aulenti bacche di ginepro le sue.
Spinse di reni e finalmente fu dentro. Le spinte dei lombi cancellarono i fantasmi della mia battaglia quando il silenzio ebbe luogo intorno a me.
Udii lo spasmo delle piccole onde tranquille contro la chiglia battere sotto di noi, udii il suo ansimare e udii ancora rondini lontanissime vaticinarmi sussurri inafferrabili come responso delle sibille. Pensai alla povera rondine portata a morire in un altrove. Ma poi tornai alle membra arrese, a quel suo membro confitto che si agitava.
Ebbi nel dolore di quel suo moto incessante un senso di struggente addio, ma di un addio che non seppi decifrare nel tempo dovuto, perché nel mio ventre prese ad albeggiare un piacere profondo, intenso, robusto.
Supplicai di andar più forte ed il mio uomo arruolò ogni tendine e muscolo e arto per spremersi dentro di me. Mi batteva forte. Vidi il mio genitale arreso scuotere inerte e provai un gonfiore profondo dentro di me che mi fece schizzare di precum ed urina. A quello spettacolo Goran chiese di liberare la vescica, e cosi mi abbandonai supino sul fondo della chiglia nei getti convulsi che istigarono l’ impeto taurino del mio vero uomo. Giacevo nella mia stessa pozza ed il suo corpo si intingeva di mio.
Egli resse le mie gambe divaricate e batteva vitale gli istinti della creazione. E quando fu prossimo di dare atto di riversare i ...
... secreti della cieca specie nell’ansa infeconda del mio ventre, allora io feci cenno perché sfrangiasse il suo maglio di carne, e mi raggiungesse nella gola ove schizzarono copiose le dense materie di una vita umana.
Bevvi, come non avevo mai bevuto.
Egli nel farlo mi accarezzo’ la gola con il dito.
Poi si accasciò su di me. Giacevo a gambe divaricate con lui conchiuso sulla mia figura, mentre il mio retto seguitava nelle avide pulsazioni. Gli massaggiai la nuca e mi abbandonai al suo respiro caldo dispiegato sul mio collo.
Fui felice e libero, e turbato dal falco e dalla rondine, e di quel turbamento che tardava ad estinguersi.
Riflettevo, restavo vigile a che lui non avvertisse il mio meditare. Riflettevo su quella misteriosa sensazione che fu come un lampo nel cielo del pieno amplesso. Fu quella sensazione di addio che provai nel mio cuore a risuonarmi fulminea come presaga di un imminente abbandono, come di una separazione. Come di una morte imminente.
Non volli pensare. Io stavo vivendo.
Ma….
Ma la vita ci ammaestra a morire, e lo fa tutti i giorni. Le sinistre intuizioni non ci raggiungono mai a caso.
Se la morte ci appare come lontana da noi come una remota anomalia della vita, essa tuttavia ci gira intorno, e portandoci via la vita degli altri, essa dimostra di portarsi via anche buona parte della nostra, di vita.
E lo fa per sempre.
.................. Al mio Goran.
HUNGARIAN RHAPSODY
Autobiografia di un libertino.