1. La lunga notte – cap. 4


    Data: 17/08/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu

    ... perizoma liberando la mia fica. Le sue mani sono sui miei fianchi, il suo cazzo trova da solo la via per entrare in me. Mi sento mancare, affonda completamente la sua asta e si pianta lì, le mani sbottonano la mia camicetta e tirano fuori i seni dalle coppe del reggiseno. Poi comincia a scoparmi con forza. Ad ogni affondo un grido mi muore in gola. Fuori della porta si sente gente entrare e uscire, l’acqua che scorre dai rubinetti e gli sciacquoni scaricare nei cessi vicini. Sembra un tempo interminabile, poi sento che accelera aggrappato ai miei fianchi, fino a quando un colpo più forte non lo ferma dentro di me, sento distintamente la cappella pulsare nella mia fica mentre svuota il suo cazzo dentro di me, poi ancora qualche colpo ed è fuori. Sono paralizzata, avrei voluto godere ma non ce l’ho fatta, lui si chiude i pantaloni, si china avvicinandosi al mio orecchio e sussurra “Grazie”. Poi sento la porta aprirsi e lui uscire. Riesco solo a richiudere la porta e a sedermi sul gabinetto. Resto così per qualche minuto, poi le forze cominciano a tornare. Mi pulisco con la carta igienica, mi rassetto e con circospezione esco dal gabinetto, punto l’uscita ma entra un uomo che mi squadra con uno sguardo interrogativo, poi crede di aver capito “Bella, quanto vuoi?” Lo supero, “Vaffanculo” è il mio saluto, mentre le mie labbra sorridono. Sono perfetta, per Dasho.
    
    Esco dai bagni e mi dirigo verso la linea rossa, quella che porta verso la periferia. Il treno è molto più vuoto, ...
    ... mi siedo e cerco di chiudere gli occhi. Sono stanca ma eccitata, gli occhi di Dasho tornano varie volte nella mia mente. Alla mia fermata scendo, salgo le rampe di scale e sbuco nel sole. Cammino lungo il marciapiede. Tutto intorno negozi gestiti da extracomunitari, qualche bar, una ricevitoria di scommesse. Supero un phone center, svolto l’angolo e mi fermo. Dall’altra parte della strada un bar di terz’ordine. Attraverso, entro e ordino un cappuccio e una brioche. Mi siedo ad un tavolino vicino alla vetrina. Le tempie pulsano, respiro veloce come se avessi corso. Mentre sto addentando la brioche li vedo. Dall’altra parte della strada Valjet, cammina imbronciata, strattonata da Ditmir. Si avvicinano al portone, Lui apre con un grosso mazzo di chiavi e spariscono dentro. Pago ed esco. Il mio sguardo si alza verso quelle finestre. Dasho è lì. Suonerò e che sia quel che sia. Ho bisogno di quegli occhi, ho bisogno di lui. Voglio che veda che posso essere come lui vuole che sia una donna. Allungo un passo decisa, scendendo dal marciapiede per attraversare la strada. Il lungo lamento di un clacson mi fa trasalire. Un taxi si è fermato per far scendere il passeggero, e un negro nella macchina dietro sta bestemmiando contro il tassista perché vuole passare. Mi guardo intorno e mi sembra di risvegliarmi da un sogno. Cosa sto facendo? Mi mordo il labbro, poi in un secondo decido. “Taxi!” Mi scaravento nel sedile, rannicchiandomi “Dove deve andare signora?” “In via Amendola” dico con un ...
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