La lunga notte – cap. 4
Data: 17/08/2020,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu
Cap. 4
La luce violenta del sole attraverso la finestra mi tormenta da almeno un paio d’ore, ma non voglio uscire dalle lenzuola. Matteo si è già alzato, infilandosi lentamente dentro la doccia. Io sono tutta indolenzita, vorrei svegliarmi e capire che si è trattato di un incubo. O di un sogno. Ma scoprire che nulla era reale, questo si, lo vorrei con tutte le forze. “Angela” è la voce di Matteo che mi fa aprire gli occhi. “sono le tre del pomeriggio, prova ad arrivare fino alla doccia, vedrai che dopo stai meglio”. È vero, ieri sera ci siamo buttati stremati sul letto, sento ancora su di me l’odore di tutti i maschi che hanno goduto dentro il mio corpo. Il sapore di sperma è ancora forte sulle mie labbra. Apro gli occhi, Matteo mi guarda con dolcezza “Scusami”. È l’unica cosa che mi dice, come se il nostro gioco fosse solo un’idea sua. “Non ti preoccupare, va tutto bene” gli rispondo alzandomi lentamente. Mi siedo sul bordo del letto, poi infilo le pantofole e entro nel bagno. Faccio scorrere l’acqua, per averla bella calda, mentre Matteo mi passa un asciugamano fresco di bucato. Entro sotto il getto della doccia, il piacere dell’acqua che scorre sul mio corpo è indescrivibile. Guardo le gocce seguire le curve delle mie forme, accumularsi sui capezzoli per poi gocciolare giù dal seno, verso il pavimento. Resto a testa bassa, poi chiudo gli occhi e alzo il volto verso la cascata ristoratrice. Sento la forza del getto sulle guance, apro le labbra e mi riempio la bocca di ...
... acqua limpida. Vorrei che quel momento fosse interminabile. Dei flashback attraversano la mia mente. Risento le voci, vedo gli sguardi degli uomini, pieni di desiderio per il mio corpo. Per pochi minuti padroni assoluti, con il potere di chiedere finalmente quello che vogliono ad una donna, senza il tarlo di un possibile rifiuto. Poco importa se è una finzione, se il potere non è loro, ma dei soldi pagati per avermi. Per loro è già essere oltre le cortine del quotidiano, attimi di rivincita su una vita opaca, vissuta probabilmente a fianco di donne opache come loro. Già, il desiderio di essere padroni senza la capacità di esserlo veramente. Contraltare a chi padrone lo è nell’essenza. Padrone delle vite degli altri, padrone della propria, senza risponderne a nessuno. I miei pensieri corrono a lui, alle sue spalle voltate, ai suoi occhi. Le mie mani scivolano sul mio corpo, gli occhi non vogliono riaprirsi, non vogliono tornare alla realtà di quelle spalle voltate, all’ultima immagine impressa nella mia mente. Esco lentamente dalla doccia, il vento caldo dell’asciugacapelli mi avvolge in una carezza, sfiora la mia pelle. Poi esco, rifugiata in un accappatoio morbido, candido, profumato. Entro in salotto, lo stereo mi accoglie con la musica suadente di Nora Jones. Matteo sta fumando, seduto su una poltrona. “Allora amore, cosa vogliamo fare? Dovremmo andare in questura, per fare la denuncia.” Un brivido mi attraversa la pelle. “Non… non lo so, non credo che sia prudente… Li hai ...