1. Omaggio a zio Renato - Quarta parte - La partenza


    Data: 20/07/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti

    ... straordinariamente eccitante su di me: mi facevano sentire totalmente femmina. Una femmina affamata di sborra calda.
    
    Istintivamente, mi girai. Dopo essersi cibato del mio buco del culo, si sollevò, ritto sui piedi e, quasi completamente eretto dietro di me, mi prese. Si appoggiò poi su di me. Ebbi paura che mi sventrasse. Sentii un dolore profondo quando l’enorme arnese scivolò fino in fondo. Si fermò e.. rantolando come un maiale, praticamente mi violentò. “Renato… mi fai male!” “Zitta puttana!”
    
    Al dolore subentrò poco dopo il piacere totale. Dopo mezz’ora venne. Urlando.
    
    Crollai di pancia. Lui era ancora dentro di me. Dava gli ultimi sussulti. Venni anch’io, urlando di piacere.
    
    Dopo pranzo
    
    “Ti ho preparato la valigia: ti ho messo tutto il necessario. I tuoi amici mi hanno fatto un elenco dettagliato degli indumenti e delle scarpe che devi portare”
    
    “Non sono miei amici”
    
    “Lo diventeranno.. vedrai..”
    
    “Non ho molti soldi, Renato”. “A questo posso rimediare” rispose.
    
    Mi mise in mano 2000 euro in banconote da 100. “Bastano? “penso di si amore..” risposi sorpresa ed eccitata.
    
    La partenza
    
    Fu Lui ad accompagnarmi all’aeroporto di Bologna.
    
    Dalla provincia di Piacenza all’aeroporto, ci vollero due ore. Non parlammo molto.
    
    Arrivati al terminal, parcheggiò. Disse: “cerca di dare il meglio di te stessa… mi raccomando.”
    
    Mi salutò. Alla sua maniera. Mi prese dalla nuca e mi avvicinò alla sua bocca. La lingua, corposa e turgida, mi ripassò l’intero ...
    ... cavo orale. “Wow!” dissi. “Se non fossimo già qui, vorrei essere inculata subito”.
    
    “Scendi” disse. Scesi e presi il bagaglio. Mi accorsi solo in quel momento dell’anziana impallidita signora che aveva assistito al “saluto” del mio stallone. Feci finta di nulla e mi incamminai.
    
    Il volo era in orario. A bordo, l’anziano signore che avevo di fianco, cercò, con fare lascivo di attaccare bottone. Gli feci capire che non era il caso. Dormii. Dopo un’ora e mezza di volo, iniziò la discesa.
    
    Ritirato il bagaglio, mi avvicinai all’uscita. Immediatamente, mi si avvicinò un uomo sulla quarantina che chiese quasi sottovoce: ”Reginella?” “Si” dissi. “Seguimi”.
    
    Nel parcheggio semideserto, guardandosi attorno con cautela, aprì il baule di una vecchia Fiat Panda.
    
    “Sali svelta!” disse. Partimmo. “Io sono l’Autista. Non ho un nome. Per te sono semplicemente l’Autista”.
    
    “Va bene” dissi rispettosa. “Pensavo di viaggiare su un’auto diversa, però”
    
    Lui si limitò a dire solo due parole: “profilo basso”.
    
    Il viaggio, se così si può chiamare, fu una tortura. Sobbalzi continui, polvere e caldo da morire.
    
    Arrivati in una zona praticamente deserta fuori Vibo, mi porse un paio di occhialini da piscina. Erano completamente verniciati di nero. “Mettili” disse con fare perentorio.
    
    Ubbidii. Non vedevo assolutamente nulla. L’auto proseguì per almeno due ore. Strade sterrate. Di questo ne ero sicura. “Ora li puoi togliere” disse quando arrivammo ad un enorme cancello in ferro battuto ...
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