Omaggio a zio Renato - Quarta parte - La partenza
Data: 20/07/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti
Il mattino
Mi svegliai con il canto del gallo. Alle 10 del mattino faceva già molto caldo, ma la tranquillità rassicurante della campagna circostante mi dava una pace interiore che non avrei dovuto provare. Perché? Perché la situazione era veramente complicata e, se pensavo alle parole di Renato della sera prima, rabbrividivo. Nel grande letto, coricata sulla pancia, ero a malapena coperta da leggere lenzuola di lino. Lasciavano intravvedere maliziosamente la perfetta forma dei miei glutei. Glutei leggermente sollevati con le cosce divaricate. Culo sodo. Cosce ben tornite. Portavo ancora le scarpe con i tacchi alti, le fini calze velate, e il reggicalze.
Era stata, come sempre con Renato, un’intensa notte.
Non riesco a capire, ancor oggi, come faceva ad avere quella resistenza e quella continua voglia assatanata quando faceva sesso con me.
Lo sentii salire le scale.
“Tesoro..!” bisbigliò piano. “E’ ora di alzarsi!”. Feci finta di svegliarmi in quel momento. Portava un vassoio da letto colmo di ogni bendidìo. Si sedette sul bordo del letto. La sua grande mano accarezzò la curva del mio culo. Esclamò sottovoce e maliziosamente: ”Meravigliosa! Mi fai già tirare il cazzo!” In risposta sollevai i glutei con un gemito da adolescente. La sua mano si insinuò sotto le lenzuola. Con il dito medio cominciò a trastullarmi l’orifizio mentre il desiderio si impadroniva di me. “Ho fame!” dissi. Lui, in risposta (e sogghignando), cominciò ad elencare i vari tipi di biscotti ...
... e di brioches che aveva appena portato.
Interruppi l’elenco del menù: “Non amo il dolce. Preferisco il salato. In questo momento gradirei un mezzo chilo di carne cruda”.
La sua espressione cambiò. Il lampo di malignità che conoscevo bene si manifestò sul suo viso.
“Ti voglio..!” sibilò. “Aspetta! Mi devo lavare… e truccare!” Risposi io.
“Allora sbrigati”. Ti concedo dieci minuti. Non di più”.
Mi diressi verso il bagno. Dopo la doccia entrai nella stanza segreta dove mi cosparsi di creme, mi truccai, e abbondai con un profumo da puttana di bordello.
Saltellando sui tacchi e arrivando in camera, lo trovai al centro del letto. Gambe divaricate. Ventre prominente. E.. meraviglioso membro in piena erezione.
Non mi stancava mai quell’enorme nerchia. Era il simbolo del potere e (per me) della devota sottomissione. Strisciai fino ad averlo a qualche centimetro dalla bocca. L’odore di muschio selvatico che emanava mi faceva eccitare come una vacca vogliosa. La fame prese il sopravvento. Lui gemeva come un porco mentre io facevo entrare il mega cazzo fino in fondo alla gola. Il mio scopo era quello di soddisfare in maniera perfetta il mio stallone. Ero vorace. Rimiravo quella nerchia che il mio pugno, viste le dimensioni, non riusciva a stringere completamente.
Succhiai per mezz’ora. Il pompino fu condito da una serie di insulti e bestemmie.
“Sei la più porca troia pompinara! Ti piace il mio cazzone eh?”
Gli insulti di Renato hanno sempre avuto un effetto ...