Before the White
Data: 06/07/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... samurai, affilato come un rasoio. Si chiese se valesse la pena averlo: quando mai avrebbe potuto servirgli? Ma meglio averlo e non averne bisogno che l’opposto. Passamontagna traspirante nero con le fattezze di un teschio umano. Granate, tre. Hardware da professionisti dell’Esercito USA, comprate sottobanco tramite collaboratori anonimi che non abitavano in Città e che non l’avrebbero sicuramente tradito. Esplosivo C4, ne aveva veramente poco ma se piazzato nei punti giusti poteva servire. M14 EBR, fucile da cecchino completo di ottica, privo di numeri di serie o matricola. Revolver 357. Magnum con fondina e tre ricariche rapide. 18 proiettili in totale. Impermeabile nero a falde larghe, più largo della sua misura per non impacciare i movimenti. Inutile mentire: a un certo punto un uomo deve fare quello che un uomo deve fare. Quella verità gli era sbocciata dentro come un Kensho, una realizzazione assoluta, improvvisa e devastante come un’atomica in esplosione nel suo animo. Ma l’importante, era che fosse finalmente giunta, che avesse infine dato un senso a tutto quanto. Coltelli da lancio Steelclaw, perfettamente bilanciati. La canzone cambiò. From Yesteday dei 30 Seconds to Mars. Splendida. Perfetta per quel momento. Come tutto il resto, approntato per quella cerimonia. Fodero in velcro, con attacchi intercambiabili. Per ospitare la sua arma favorita. Ci aveva pensato parecchio. Aveva vagliato molti candidati. Un coltello tipico da sopravvivenza, anonimo e privo di ...
... qualunque legame con lui. Una baionetta dell’esercito, talmente comune da poter esasperare l’occasionale detective al lavoro su un tale caso eppure abbastanza efficace da essere un’ottima scelta. Un coltello SOG, con sezione seghettata. Un Kukri Nepalese con fodero rigido e due coltelli da lancio in aggiunta. Persino un serramanico, tipico della mafia italica e decisamente apprezzabile per le ridotte dimensioni quand’era ripiegato e la conseguente facilità di occultamento. Ma la verità la conosceva bene: aveva deciso nel giorno in cui l’aveva visto. Manico in gomma, antiscivolo. Lama in acciaio Inox, inossidabile. Quindici centimetri di pura e semplice arte metallurgica, annerito in modo da essere interamente antiriflesso. Ottimo in ogni ambiente. Il Tanto, riproduzione moderna della lama con cui i samurai si aprivano il ventre. Quell’arma sarebbe stata il suo simbolo. Quella Città non aveva bisogno di un altro assassino. A quella metropoli serviva qualcos’altro. Qualcuno che regolasse i conti. Che impedisse ai malvagi di spadroneggiare. Che rendesse sicura la metropoli ed eliminasse il nemico uno ad uno. Qualcuno come lui, insomma. Aveva voluto negarlo per giorni ma la verità era che quello gli era necessario. Si era sentito vivo facendo giustizia. Più vivo di quanto fosse stato negli ultimi anni. Più vivo che mai. Ma non l’avrebbe fato per questo. L’avrebbe fatto per tutti loro. Per quella giovane che l’aveva abbandonato alla ricerca di una fuga dal passato, per Laura costretta a ...