1. Godere nella vergogna ii


    Data: 22/06/2020, Categorie: Etero Autore: sesamoandmia, Fonte: Annunci69

    ... presto al tavolino che avevamo prenotato, sperando di nascondermi dietro la tovaglia. Ma la tovaglia era troppo corta, insufficiente per coprirmi le gambe. Ero terrorizzata, non sapevo che fare. Al tavolo di fronte un gruppo di signori cominciarono a fissarmi, anche con una certa insistenza, guardando sotto il tavolo, certamente avevano capito che non avevo mutandine. Mi parve di scorgere un volto noto,ma quando sollevai la testa vidi quella figura lasciare la tavola. La mia paura stava giocandomi brutti scherzi se ora avevo l’impressione di essere notata da persone conosciute.
    
    Comunque sentii la vergogna prendermi con forza, le gote avvamparsi: raccolsi il tovagliolo e me lo misi aperto sulle ginocchia. Tremavo come una foglia, ero imbarazzata e terrorizzata. Sentivo gli occhi di quegli uomini su di me, mi fissavano, mi spogliavano, ridevano di me. Guardai di nuovo la tavolata con attenzione, tirai un respiro di sollievo,nessuno che conoscevo, ma i loro sguardi sorrideti mi mettevano in forte imbarazzo. Mio marito mi prese per mano, pensai che volesse darmi sostegno e coraggio, invece la sua frase mi ghiacciò.
    
    “Togli il tovagliolo dalle ginocchia.”
    
    “Ma mi vergogno a morte,” risposi con una certa punta di rabbia e terrore, “ho tutti gli occhi addosso, sto facendo le figura di una … una … una di quelle.”
    
    Lui mi sorrise, prese il tovagliolo dalle mie ginocchia e lo poggiò sul tavolo.
    
    Mi sentii crollare tutto addosso. Cercai di ...
    ... darmi un certo contegno. Forse, se avessi mostrato indifferenza nessuno si sarebbe accorto di niente.
    
    Ma quegli uomini mi guardavano, ormai era chiaro che guardassero e sapessero. Pensai di stringere le gambe, in modo da poter almeno chiudere la mia nudità alla loro vista. Cercai di farlo, ma qualcosa mi spinse invece a scostare le ginocchia, non molto, ma quel tanto che bastava a far sì che lo spettacolo fosse completo.
    
    Vidi quei signori che si davano spinte con i gomiti e ridevano, ridevano, ridevano, ad ogni loro insinuazione (ero certa che fosse così dalle battute che si scambiavano e dagli sguardi così eloquenti).
    
    Non mi nascosi, no, ma distrattamente accavallai più volte le gambe facendo sollevare la gonna ben oltre l’attaccatura delle calze, mostrando le cosce nude e certamente, ai loro sguardi, anche il mio inguine senza nessuna copertura.
    
    Mi vergognavo, è vero, provavo una vergogna enorme, ero terrorizzata per questo e cercavo di non guardare nella loro direzione. Purtuttavia uno strano senso di leggero esibizionismo s’impadronì di me e non potei fare a meno di continuare a farmi guardare, anzi addirittura di facilitare la loro visione.
    
    La cenetta continuò apparentemente in maniera molto tranquilla. Mio marito non mi chiese niente e, parlando di tante cose, finimmo di cenare.
    
    Con la stessa sfacciataggine con la quale mi ero mostrata impudica a quei signori ci alzammo e uscimmo dal locale
    
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