1. Confessione di un abuso


    Data: 15/06/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69

    ... io ti voglio bene.
    
    - Vedi?
    
    Me lo hai fatto ammosciare.
    
    - E adesso non si riprende più?
    
    - Ma sì, basta che ricomincio a menarlo.
    
    - Lo faccio io Teo, faccio io.
    
    E senza aspettare il suo consenso allungai la mano.
    
    Teo mi lasciò fare, portò le mani sotto la nuca e si rilassò.
    
    Intanto mi ero seduta in mezzo alle gambe divaricate di Teo e usavo entrambe le mani. La cosa andò avanti allungo tanto che Teo si addormentò, anche io finii per stancarmi, mi sdraiai e mi addormentai.
    
    Dopo questa ci furono tante altre seghe che crearono tra di noi una dipendenza di possesso e di appartenenza.
    
    Teo aveva già sperimentato che utilizzando la saliva si rendeva più scivolosa la sega, così sputava in mano al suo giovane masturbatore, qualche volta mi ordinava di sputarmi in mano da solo.
    
    Fu subito dopo un ordine del genere che Teo saltò su da sdraiato che era e tra la meraviglia, lo stupore e anche il piacere che stava provando per quello che stavo facendo, disse:
    
    - Ma che fai?
    
    - Teo la sputazza non mi usciva, ce la sto mettendo con la bocca.
    
    La sega da allora smise di essere tale e diventò un pompino, il mio primo pompino. Non così per il cazzo di Teo che aveva a disposizione la bocca di un adulto e per giunta pagante. Per questo Teo era sempre pieno di soldi.
    
    Con le seghe e poi pompini che facevo a Teo diedi il via alla mia sessualità e fu come se avessi perso la verginità, con essa l’innocenza e acquistata la malizia. E di questo se ne accorsero ...
    ... anche gli altri e nelle partite a nascondino che facevo con quelli della mia età si mischiarono anche ragazzi più grandi che a turno si nascondevano con me, anche in due o tre e cominciando col far finta di pisciare mi chiedevano di toccarlo e poi me lo mettevano in bocca.
    
    Come me nel cortile ce ne erano altre due o tre, eravamo le cagnette a disposizione di tutti. Con una di queste, Rossana, eravamo molto amiche ma non alla pari, mi obbligava a fare quello che voleva, lei era cresciuta nel cortile io nella bambagia di casa mia. Se voleva rifiutare qualcuno perché non di suo gusto obbligava me a soddisfarlo.
    
    Anche la mia indole contribuiva a rendermi disponibile per tutti. Se gli altri si interessavano a me mi facevano felice, ancor più se erano più grandi, la cosa mi faceva sentire importante. Le parole della canzone “tutti mi cercano, tutti mi vogliono” me le cantavo da sola.
    
    Ci fu chi si interessò al mio sederino tondo, rosa e morbido. Si chiamava Maurizio gli stavo sempre appresso perché in lui vedevo il Teo che amavo e che mi evitava perché per lui ero un peso.
    
    Loro due erano amici e rivali. Quelli del cortile si dividevano chi per uno e chi per l’altro. Io ero un’anomalia, sentivo di appartenere a Teo e in privato cercavo di sodisfarlo. Se solo mi faceva un cenno, docile come una cagna mi strusciavo a lui, mi poteva prendere a calci, tirare i capelli, pizzicare i capezzoli, non mi sottraevo, né protestavo. Gli ho lavato i piedi con la mia saliva e mi ci sono ...
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