L'anello magico
Data: 28/05/2020,
Categorie:
Etero
Autore: RaccontiSparsi, Fonte: Annunci69
... “È vero! È tutto vero!” La mia testa vorticava. Se si erano avverati due desideri… Il terzo?
Sentivo il cuore rimbombarmi in testa e il cazzo cominciò a gonfiarsi nei pantaloni al pensiero di tutte donne bellissime che avrei potuto scoparmi. Andai in balcone, affacciato sulla coorte, in cerca di un po' d'aria. Feci un respiro profondo e cercai di darmi una calmata.
Lo scatto del portone si sentì fino al mio piano e subito vidi sbucare una lunga chioma bionda con un borsone a tracolla. Nonostante la distanza riuscì a mettere a fuoco le gambe nude e un paio di pantaloncini che aderivano a un culetto sporgente.
Valentina, un universitaria sui ventiquattro anni che viveva in affitto. La prima volta che la vidi, anni prima, ero rimasto inebetito. I grandi occhi azzurri e il seno prorompente dal quale il sottoscritto, allora quindicenne, non era riuscito a staccare lo sguardo neppure per un secondo.
Dopo il primo imbarazzante incontro mi mostrai sempre gentilissimo, ma lei, non seppi mai perché, proprio non mi sopportava, e lo me lo aveva dimostrato più volte; ignorando i miei saluti o, quando costretta a rivolgersi a me per via del rapporto di amicizia che negli anni aveva formato con mia madre, trattandomi con distacco e sufficienza. E ora avevo appena finito il liceo, mentre lei si stava per laureare.
La figura attraversò il cortile e scomparve oltre il portone all'altro lato della coorte.
“E adesso come dovrebbe funzionare? Devo essere in presenza… cioè ...
... dovrei andare da lei e dire: - Ciao Vale, vuoi fare sesso con me? - e se poi non è così che funziona minimo mi prendo un calcio nelle palle”.
Tornai in casa e mi misi a camminare avanti e indietro per il salotto pensando a come avrei potuto fare e alla fine mi gettai sul divano. Infilai una mano in tasca in cerca del cellulare, ma incontrai solo banconote, “Ma dove cazzo?… l'ho lasciato al negozio”.
Mi alzai intenzionato a tornare al negozio a recuperarlo quando suonò il campanello. Mi diressi alla porta e intanto il campanello suonò di nuovo. «Chi è?».
«Sono Valentina»
Mi mancò il respiro. “Il desiderio? Ma non dovevo essere in sua presenza?”.
Guardai dallo spioncino e riconobbi la sua figura sulla soglia. Deglutii, feci un respiro e aprii la porta. I suoi occhi azzurri si ritrovarono a un paio di spanne dai miei. «C- ciao Vale».
«Ciao Luca» rispose in fretta, «tua madre mi ha telefonato, dicendomi che non rispondi al telefono».
«Ah, eh, sì l'ho dimenticato al lavoro, stavo giusto…», sentii il desiderio di sprofondare dalla vergogna. Era venuta a controllare il cocco di mamma. Era la prima volta che venivo lasciato a casa da solo e mia madre si era fatta venire le fisime. Ottima scelta, comunque, quello di rivolgersi a lei.
Valentina mi fissò negli occhi e io, per l'imbarazzo, li abbassai. Cosa che rischiò di essere ben più imbarazzante, dato che potei constatare quanto la maglietta che aveva addosso fosse aderente, fasciava il seno che sognavo da quando ...