L'anello magico
Data: 28/05/2020,
Categorie:
Etero
Autore: RaccontiSparsi, Fonte: Annunci69
Il caldo era insopportabile. La città era torrida e deserta. Chi aveva potuto se ne era andato in vacanza e gli altri si erano chiusi in casa. Invidiavo entrambe le categorie. Ero forse l'unico essere vivente a lavorare in pieno agosto, in un buco di negozio, senza neanche un ventilatore, a riordinare chincaglieria. Facevo quel lavoro per potermi pagare una settimana di vacanza. I miei se ne erano andati al mare e gli amici erano tutti spariti chissà dove. Cos'altro avrei potuto fare?
Era un piccolo negozio di oggetti etnici. “Pezzi unici da tutto il mondo” diceva l'insegna: monili dei grandi regni africani prodotti in serie da qualche immigrato clandestino; introvabili vasi cinesi con l'etichetta “made in Thailand”; gioielli in puro ottone e altre cose del genere. Il proprietario comprava la maggior parte degli articoli a prezzi ridicoli e li rivendeva a dieci volte il loro costo, accompagnandoli con qualche leggenda inventata su due piedi. Nonostante i prezzi, gli affari gli andavano più che bene, tanto da potersi permettere un assistente: io.
Quel sabato, invece, avevo aperto da solo il negozio, perché lui se ne era andato al mare con la moglie e le due pesti che aveva per figli, e così sarebbe stato per tutta la settimana.
Tutto solo nel negozio, iniziai a curiosare tra gli anelli e i bracciali, in cerca di qualcosa da fregarmi come ricompensa per il fatto di essere lì a beccarmi tutto quel caldo. Il mio sguardo cadde su di un anello con una gemma rosso fuoco, ...
... in cima al gruppo di quelli a cinque euro. Lo presi in mano e notai delle scritte in arabo all'interno della fascia, in un ottone che avrebbe voluto passare per oro. “Carino. Starà meglio al mio dito che qui dentro”.
Era piccolo, così me lo infilai al mignolo. Per un attimo mi sembrò che la gemma fosse attraversata da un riflesso.
«Buongiorno, giovane padrone!»
Sobbalzai per lo spavento e mi girai di scatto. Un individuo, vestito con dei pantaloncini blu scoloriti e una canottiera, si era affacciato alla porta del negozio. Aveva degli enormi baffoni attorcigliati all'insù, la pelle abbronzata, il petto villoso e la testa lucida per la calvizie.
«Cosa vuoi?», fregandomene del fatto che potesse essere un cliente
Lo strano individuo sorrise, «È quello che dovrei chiedere io a lei».
«Eh?».
«Sono il genio schiavo dell'anello che ha al dito» come se questo spiegasse tutto.
Aprii la bocca e la richiusi, “Questo è matto”.
«Possibile che non capisca?», e mostrò i palmi delle mani, «un genio, come quello dei cartoni animati. Solo che io non sono in una lampada, ma in un anello» e unì l'indice e il pollice a formare un anello che mi agitò davanti al naso.
Al che tutta la mia sorpresa si tramutò in riso, «E tu vorresti farmi credere che sei un genio? E il costume? E la nuvoletta di fumo?».
«Sa… bisogna stare al passo coi tempi»
«Lo vedo, guarda come sei vestito! Sembri un operaio disoccupato»
Il “genio” arrossì, «Mi deve scusare, padrone. È l'unica ...