010 ancora su mia madre
Data: 15/03/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... rispetto mi avrebbe risparmiato dai giochi perversi dell’uomo di cui si vociferava in istituto. Chiusi gli occhi ed attesi. Nel buio del mio sipario attesi la grande carne ma ciò che mi sconfisse fu un robusto getto d’urina a centrarmi la gola.
Colmatami la bocca fino al fibrillare delle bollicine egli mi vietò di macchiare i miei abiti o peggio ancora il pavimento.
E siccome la sua robusta minzione parve non avere più fine, dovetti come è logico ingoiare il salmastro paglierino. E così ingoiata dopo ingoiata la vescica della bestia andava vuotandosi a danno del mio stomaco colmo.
Ero afide bisognosa d’essere allevata dal gigantesco insetto, ed io piegai la mia sorte venerando un nuovo dio, già che vacca mi sentii in quel mio primo atto e da quel ruolo non ebbi più di cui pentirmene.
E come se tutta quella urina avesse brutalmente dilavato dal mio cuore le nostalgie del mio Goran. So che queste cose non sono da dirsi, ma è per mia promessa di verità che oso violare ogni reticenza della mia morale. Cercavo un appiglio che mi levasse davvero via ogni sofferenza e così idolatrai la bestia.
Completata la minzione, l’Orco allora mi depose con fare gentile sul letto, ed io lo fissavo mente dall’angolo della mia bocca sgorgava la rugiada di recente pisciata. Mi sorprese molto questo suo gesto poiché costui non era affatto noto per la gentilezza delle proprie azioni verso i ragazzi con cui s’intratteneva.
Fu così che salì sul letto e signoreggiò grandioso sul mio ...
... corpo arreso che io osai convolare i palmi sui polpacci di granito. Egli poi scrollò la grande minchia ancora in stallo e si voltò esibendo dal basso le grandi masse delle natiche.
Piegò poi verso il basso e s’accasciò sul mio volto quasi che mi parve un vero gorilla con quella sua nuca primitiva, le spalle e il dorso possenti, ammantati di una fitta peluria già madida.
Non disse nulla ed io mi prodigai a compiere ciò per cui mi sentii generato. Leccai avidamente e dimenticai i dolori di un amore trascorso. Mi concentrai amabilmente alla viscida fessura che sentii essudare in un distillato acre e animale.
Dopo almeno un ora trascorsa negli abissi del suo ano in cui il grande gorilla gemeva in versi primordiali, s’alzava di scatto, ed aspettandomi la minchia favorita io già spalancavo la bocca sanguigna mostrandogli la lingua.
Ma lui balzava dal letto, si portava nell’attiguo bagno e lo vedevo di profilo sedersi sulla tazza per scaricare i turpi esiti della mia devota azione.
Era tremendo. Lui pretendeva che lo guardassi, e se ne aveva voglia, nettato grossolanamente il culo, tornava da me, lasciandosi che lo sbocciassi nelle forme più ignobili.
Aveva questa singolarità questo mio istruttore di nuoto. Voleva che lo ammirassi nell’arte del defecare.
Capitava questo non solo nelle ore serali ma anche nel primo mattino quando spalancava la porta della mia cella e mi afferrava i polsi. Mi conduceva nella sua stanza ed io dovevo semplicemente udire dall’uscio i ...